Giugliano, Fenesta Verde. La cucina della tradizione napoletana con Luisa e Laura Iodice

Vico Sorbo 1
Tel. 081.8941239
www.fenestaverde.it
Aperto sempre
Chiuso lunedì, domenica sera
Prezzo medio sui 35 euro

di Tommaso Esposito

Tutto è cominciato nel 1948 quando Andrea e Luisa Guarino ebbero l’idea di aprire l’osteria nella casa di famiglia  dalle finestre colorate di verde.
Da qui il nome .
E da allora affettuosa accoglienza tra i muri antichi,  dove c’è ancora nella sala più grande il bel focolare che d’inverno riscalda.

Alle pareti si ammirano opere d’arte: più di un pittore espone nell’anno.
C’è una saletta privè tutta raccolta .

E poi si sale al piano di sopra. Ancora una stanza luminosa e calda.
Per l’estate c’è il largo terrazzo dehors che guarda diritto sulla piazza del paese.
Gli fa ombra il campanile del vicino Santuario.
Si può scendere anche  in cantina dove riposano i vini.
Ai fornelli ci sono Laura e Luisa Iodice, le nipoti di Andrea. Conducono una linea di cucina che mira la tradizione e non si lascia tentare.

Qui giungono le migliori materie prime e si mangia saporito.
In sala accolgono Giacomo D’Alterio e Guido Cante,  i mariti di Laura e Luisa.

Guidano gli ospiti per mano, li coccolano e gli danno consigli.
Sul menu del giorno e sul bere.
Già i pani sono buoni: profumano quelli conditi come sono  di formaggio e ventresca.

Ricca è la lista degli antipasti, ma è meglio glissare in attesa dei primi che saranno succulenti.

Qualcosa però si assaggia: involtino di zucchino grigliato ripieno di cocozza marinata e gorgonzola.
Buono: croccanti gli ortaggi e cremoso il ripieno.

Poi i carciofi grigliati e saltati in padella con le nocciole avellane tostate.
Sorprende il sapore ora che tempo non è di mammarella. E piacevole è il contrasto di sapori e consistenze.

Anche l’umile champignon fa bella figura farcito com’è di gradevole mollica incaciata.

Ecco i primi:Candele alla Genovesa.
Salsa perfettamente perfetta: nel profumo, nel colore, nel sapore. Così come deve essere ora che le cipolle d’agosto gongolano di zuccheri che nel pignato imbruniscono per la lunga cottura.
E il trancio di carne come sempre è companatico dei maccheroni.

Mezzanelli lardiati.

Non può tralasciare questo piatto chi giunge a Giugliano.
Luisa fa sciogliere il grasso che ingloba il pomodoro. Rosso il colore e suadente al palato. Mannaggia la conserva malandrina: ha catturato tutti i raggi del sole e i sali della terra. Cremoso come il latte appena munto è l’intingolo.

Pasta mmescata e patate. In tavola giunge la versione con la provola affumicata filante. Con o senza questa minestra non lascia delusi.

Il baccalà qui non manca ed trattato con garbo. Così pure lo stoccafisso. Insomma mussillo e coroniello, fella e panzella  giungono a tavola nelle classiche preparazioni che conosciamo.
Cosiddetto alla siciliana, però, è una sfida.

Che riesce alla grande. E vediamo perché: prima si infarina, poi si frigge e poi si insaporisce nella salsa di pomodorini tirati con olive nere di Gaeta e capperi. C’è pericolo che la crosticina divenga una pappetta.
Ma così non è:  resta, invece, bella croccante e saporita.
Allora che si dica non più alla siciliana, ma Mussillo a mo’ di Fenesta Verde.
Infine i dolci piacioni.

La pasta sfoglia con crema pasticcera e amarene, ma soprattutto la crostatina con i pinoli.
Dalla cantina (i prezzi in carta son più che buoni)  sono arrivati Ambruco 2008 Pallagrello Nero Tenute del Principe, ancor giovine ma già avviato a divenire austero vegliardo.

E poi Mantico Barbaresco 2007 Bersano, basica edizione del Nebbiolo piemontese. Ambiguo all’assaggio: ora fresco ora lieve, ora docile ora aggressivo. Ma perfetto amico del fine pasto.

E’ stato bello e rassicurante tornare alla tavola di Laura e Luisa.

E ci tornerò ancora per le minestre e le zuppe che d’inverno saranno in carta immagino ancora più buone .
Come sempre: senza età e senza tempo.


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