Le dieci migliori piole da non perdere a Torino sui 20 euro. Ah, scelte da chi ci mangia da 40 anni:-)

Pubblicato in: Città e paesi da mangiare e bere

Non poteva esserci giornalista più adatto a scegliere per noi le migliori piole di Torino. Cosimo Torlo scrive da oltre vent’anni di vino e cibo, prima sull’Unità e poi sulla Stampa dove ha avuto anche una rubrica, il Ghiottone Errante poi diventata libro. Ci spiega non solo quali preferisce, ma anche ci riassume un po’ di storia.

di Cosimo Torlo

Intanto vediamo di spiegare cosa voglia dire il termine “piòla”. I più agguerriti linguisti la fanno derivare dal francese “piolle”, a sua volta derivata nell’antico verbo francese “pier” o “pyer” che nel francese antico significava bere. In seguito, nel medioevo il verbo cambiò in “piaule” o “piolle” per dire di un luogo dove si beve, ed il taverniere era il “piollier”. Nell’ottocento la “piolle” era un luogo estremamente diffuso nel Delfinato, nel Lionese e nella Savoia, il che voleva dire larga parte del Piemonte ed in particolare a Torino. Ma quel termine allora veniva inteso in termini più ampi per significare un luogo che era insieme cabaret/taverna.

E qui passiamo a ricordi molto personali di questi luoghi. Le “piòle” torinesi le ho iniziato a frequentare alla metà degli anni ’70. In città c’erano moltissime, in quasi tutti i quartieri popolari, e sul lungo Po. Luoghi semplici, frequentati da ceti sociali molto diversi tra loro, ma in particolare pensionati, artigiani, e dopo il ’68 da moltissimi studenti i quali spesso e volentieri incontravano ex partigiani con i quali passavano ore a sentir raccontare i propri ricordi.

Erano luoghi molto semplici, quelle di periferia e quelle sul Po avevano quasi tutte il campo da bocce, il pergolato (tòpia) ed alcune l’uva americana (uva fròla), le “piòle” del centro erano più piccole e raccolte.

In alcune di queste ci ho passato un sacco di tempo con gli amici di allora, quasi tutti ragazzi e ragazze presi da un forte impegno politico. Erano allo stesso tempo luoghi di svago e di incontri politici. In particolare in una che ora non c’è più, ai “tre Scalini”. Era a due passi dal Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche e centro vibrante dell’attività politica in Università. Pomeriggi e serate a chiacchierare, ma anche cantare, dai canti partigiani agli Inti Illimani, dalla Locomotiva di Guccini fin quasi a piangere perché magari si era innamorati di qualcuna con Rimmel di de Gregori.

Si beveva prevalentemente vino rosso, al bancone al bicchiere il “vin ‘d botal”(botte), per la bottiglia (stupa), anzi il bottiglione al tavolo. Non erano invero grandi vini, Barbera semplice, Barbera d’Asti, Dolcetto, Freisa delle colline torinesi, ma andavano giù alla grande e per questa ragione molto spesso, giovani studenti poco allenati si stordivano di brutto. Oltre al vino c’era poca scelta; il caffè detto “moro” corretto alla grappa o anice, d’inverno il “brulé” (vino caldo con aromi), il “canarin” (acqua bollente zuccherata con dentro la scorzetta di limone”) utile per il dopo sbornia. D’estate la spuma, birra e gazzosa, la menta, l’orzata, il tamarindo. L’acqua era esclusivamente quella del rubinetto.

Per quel che riguarda il cibo, la scelta era uguale praticamente per tutte le “piòle”; i piatti immancabili erano il salame crudo e cotto, la mortadella Bologna, coppa, lardo, ed i formaggi, poveri, non quelli ricercati d’oggi. Ed allora la Toma, i “tomin elétrich”, le tomette sott’olio con la salsa piccante, la “burgu” ovvero la gorgonzola forte, quasi piccante, il brus (una crema realizzata utilizzando scarti di formaggi fermentati grazie all’aggiunta di fondi di liquore). Le mitiche acciughe proposte nelle tre varianti lisce sott’olio, affogate nel bagnèt verd a base d’aglio e prezzemolo e nel bagnèt ross a base di pomodoro. Ed ancora le “tènche ‘n carpion” le immancabili uova sode, e per finire pochi piatti caldi. Frittate perlopiù, agli spinaci, alle cipolle, ed erbette.

Di quel tempo ricordo i suoni, gli odori, le parole dette nei vari dialetti, perché quei luoghi erano frequentati da tutti e non solo i torinesi. Si fumava e molto, toscani, le nazionali, la pipa. D’inverno il camino era sempre acceso, così come il “putagé” (la stufa economica con i cerchi concentrici in ghisa), e si, si risparmiava sulla corrente elettrica perchè “ventava risparmié”.

Quel mondo, come per certi aspetti era inevitabile è andato, morto. Ne trovi ancora forse qualcuna nella provincia, ma certo in città le cose sono molto diverse.

La “piòla” era al pari della piazza il luogo d’incontro, dove incontravi la gente, i compagni, gli amici, dove a volte guardavi la partita in bianco e nero e dopo a colori insieme, giocavi a biliardino, alle bocce, a carte. Era il luogo dove non ti sentivi solo.

Oggi abbiamo tale e tante piazze virtuali su cui esibirci che apparentemente non siamo mai soli.

Ma quei sapori, odori, quegli sguardi, quelle “ciucche” non potranno mai essere sostituite da nessuna virtualità

Allora, quelle che seguono non sono messe in ordine simil classifica, ma per come mi sono riaffiorate nella mente. Per quanto riguarda i prezzi, il range va dai 20 ai 30 euro, e come sempre dipende dalla bottiglia che sceglierete.

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Trattoria Decoratori e Imbianchini

Certo la cucina ed il clima che si vive all’interno non è più quello di una volta, ma il luogo è molto bello, in particolare d’estate, nei bei spazi aperti di cui dispone il locale, parlo degli Imbianchini. La sede è sempre quella che diede la luce, nel 1935 alla Società Anonima Cooperativa di Consumo e Mutua assistenza Borgo Po e decoratori e pittori d’appartamenti di Torino. Qui la tradizione impera, con menù diversificati in base all’appetito, da provare la tradizionale merenda sinoira, vecchia tradizione piemontese, un apericena ante litteram che si consuma nel tardo pomeriggio.

Via Francesco Lanfranchi, 28
tel.011.8190672
www.borgopo.com
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Ratatui

Il Ratatui si trova in un vecchio borgo operaio, case che hanno conservato il fascino di un tempo, già entrando nel cortiletto si respira quel clima retrò caldo ed accogliente, anche qui non manca nel cortile la “tòpia” dove poter trascorrere le calde serate estive. Piatti classici; agnolotti alla piemontese al sugo d’arrosto, il classico brasato “comme il faut”, il classico bonet e la barbera della casa è quella ruspante dell’astigiano. La cucina segue le stagioni e le verdure, presenti in gran numero, così come la frutta.

Via San Rocchetto, 34
Tel. 011.7716771
www.ristoranteratatui.com

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Trattoria Valenza

Luogo imperdibile per chi viene a Torino è il mercato di Porta Palazzo, e proprio lì a due passi, al Balon troviamo un’altra istituzione, trattasi della Trattoria Valenza. Se venite in città fateci un giro di sabato, durante il mercato dell’usato, fatevi ammaliare dal clima, dalle persone che lo popolano. Da Valter, il proprietario andateci di sera, non proprio simpaticissimo, ma se è in vena vi racconterà anedotti sul tempo che fu davvero sfiziosi. Non perdete la sua pasta e fagioli con le cotiche, la trippa, la milanese in carpione e i classici agnolotti. Ed anche se non bevete caffè il suo prendetelo, caffè della casa con ricetta segreta.

Via Borgo Dora, 39 
Tel. 011.5213914

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Circolo No.à.

L’Arci ha Torino non ho idea di quanti circoli con cucina abbia nella sua vita promosso, tra questi, sempre in zona Porta Palazzo segnalo il Circolo No.A’. Luogo multiculturale per eccellenza, li si trova di tutto in oltre 300 mq. Buon cibo, eventi tutte all’insegna della Pace e della Nonviolenza. Ma colà il punto forte sono le serate a tema, dove l’offerta gastronomica spazia dal nord al sud del mondo. Dalle penne alla puttanesca al pollo madras con cocco e curry, al tortino di acciughe, fino ad un ottimo hamburger. Tessera obbligatoria.

Corso Regina Margherita, 154 
Tel. 335.8163636
www.circolonoa.it

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L’Imbarchino

Luogo imperdibile per chi visita Torino è una lunga passeggiata sul Po, primavera ed autunno il suo periodo più bello. Una sosta sul fiume dunque ci sta ed il consiglio è quello di recarvi all’Imbarchino. Star seduti ad uno dei tavolini lato fiume ha un suo perché, potrete accompagnare il tutto con un buon tagliere e vini tutti provenienti da una selezione di prodotti biologici e del commercio equo e solidale. Tralascio il Km 0 di cui solo a sentirne parlare mi viene l’orticaria. Prezzi per tutte le tasche e bella gioventù a far da contorno in uno dei luoghi più suggestivi del fiume.

Viale Umberto Cagni, 37 
Tel. 011.6566359

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Piòla Da Celso

Borgo San Paolo è un altro storico quartiere operaio della città, oggi si caratterizza per essere sempre più un quartiere di studenti del vicino Politecnico. Da Celso si sta bene, ci si sente a proprio agio e si mangia bene accuditi dalla famiglia; le mitiche acciughe al verde, la carne cruda, il classico vitello tonnato, a volte il coniglio in casseruola, gli gnocchi al ragout, l’insalata russa, e per chiudere il classico bunet amaretto e cioccolato. Vino sfuso Bonarda, Dolcetto o Barbera, ma anche qualcosa in bottiglia. Si spende poco e si passa una bella serata.

Via Verzuolo, 40
Tel. 011.4331202

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Pastis

Ed eccoci al Pastis, già dal nome avrete capito che qui più che una piòla siamo davanti ad una sorta di bistrot francese con cucina siciliana. Siamo in una bella ottocentesca piazza della Torino sabauda, proprio ai margini del quadrilatero romano. L’atmosfera che vi si respira è sempre piacevole, in particolare e pranzo e per l’aperitivo. Come detto si mangia siculo, imperdibile le sarde a beccafico, la pasta con le sarde, il polpo, le mitiche polpette al sugo, la parmigiana di melanzane. Da non perdere i cocktail, in particolare il buon americano.

Piazza Emanuele Filiberto, 9/b  
Tel. 011.5211085
www.riquadrilatero.it/pastis.shtml
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Da Cianci

Tra le più recenti aperture in città, va segnalato Da Cianci, piccola piòla-caffè che si affaccia su una bella piazza con ampio dehor. La sua aria anni ’70 non artefatta me lo rende più simpatico di altri, così come la voglia e la simpatia di chi lo porta avanti. Cucina ovviamente classica; tomini, la buona giardiniera di verdure, tartare di carne, il vitello tonnato. Tra i primi i tajarin che cambiano condimento spesso. Vino della casa ma anche qualche discreta bottiglia. Consigliata la prenotazione perché ora è come si dice molto “trendy”.

Largo 4 Marzo, 9/b 
Tel. 388.8767003

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Soup & Go

Come immagino avrete capito la cucina piemontese ha una forte presenza di carne, ed allora ora vi presento un luogo per chi ama le verdure. Trattasi di Soup & Go, bel localino accogliente con anche un area esterna per fumatori che male non fa ubicato a pochi passi dalla centrale e pedonale via Garibaldi. Qui si può scegliere tra zuppe che cambiano tutti i giorni, dal vegano a richiami etnici servite nei barattoli da conserva. Le insalate potete comporvele a piacere avendo a disposizione una vasta scelta. Ottime e con porzioni abbondanti i dolci fatti da loro.

Via San Dalmazzo, 8/a
Tel. 011.19887604
soupandgo.it

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Osteria Antiche Sere 

Per chiudere una Piòla che Piòla non è ma che a buon diritto si può ascrivere come uno dei luoghi cult della classica cucina torinese/piemontese. Siamo fuori dal centro, ma vale il viaggio, tre piccole sale, personale giovane e simpatico, arredamento caldo e piatti ricchi di sapore. Acciughe al verde, salampatata (tipico della zona di Ivrea), i peperoni con la bagna cauda (astenersi chi non ama l’aglio), il salame della duja, tagliatelle con salsiccia, lo spettacolare stinco al forno, e per finire la panna cotta o lo zabajone al moscato. Vini in linea con la tradizione.

Via Cenischia, 9 
Tel. 011.3854347

 


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