Monte Di Procida (Na). Il panino di Ciro Mazzella, quarant’anni di bontà pazzesca

Pubblicato in: Paninoteche e Hamburgerie

Via Panoramica 27
Tel. 081.8682814

di Tommaso Esposito

Un semplice paninaro?
Macché, c’è chi pensa sia un mito e che sia un atto di fede venire da lontano, fare la fila per il suo friarielli e salsiccia.
È Ciro Mazzella, sessantue anni di cui quaranta passati dietro la graticola nel chiosco di legno lungo il marciapiedi al numero 27 di Via Panoramica a Monte di Procida.

È un vero e proprio personaggio: smilzo, coi baffetti sempre in ordine, lo sguardo guizzante per carpire i desideri dei clienti, con la maglietta bianca, il grembiule e il berretto da garzone senza età.
Mai una sosta, ogni sera, nella bella come nella brutta stagione, con il caldo o con il freddo, sta sempre lì per sfamare i giovani di ieri e quelli di oggi.

Ha cominciato da barista non ancora maggiorenne in un caffè sulla baia puteolana.
Occhio attento e intuito da scugnizzo: cocktails e drinks gli entrano nel sangue e così, valigia in mano, va a stupire i lumbard al Biffi in Galleria. Diventa un barman perfetto, un po’ napoletano e un po’ meneghino. Fa contenta, insomma, la Milano da bere.
Poi per amore ridiscende giù nei Campi Flegrei. Correvano gli anni settanta.
E qui viene il bello.
Fa prima il pizzaiuolo con un parente panettiere. Carpisce i segreti dell’impasto e quelli del forno. La sua pizza fa furore, ma non è la sua meta.
Il panino e il cozzetiello lo attirano di più.
“Che c’è di più bello che stringerlo tra le mani ripieno di peperoni e parmigiana? È un atto d’amore” sostiene.
La giornata per lui comincia alle sette, anche se la notte si è a lungo protratta.

Via di corsa nell’ orto. In inverno scarole e broccoli friarielli; in estate patate, pomodori, melanzane, zucchine e peperoni. Li semina lui stesso e li alleva passo passo fin quando li raccoglie per portarli in cucina.

Poi passa dal fornaio perché tutto sia a posto. I panini, infatti, sono speciali: nell’impasto ha voluto la semola insieme alla farina, come si fa dalle parti di Altamura; perciò sono tutti biondi e croccanti.
La carne? È un’altra avventura. Ci pensa il macellaio, quello del paese. Niente scherzi, soltanto carne italiana e i maiali li ingrassa con le carezze. Nella salsiccia non va mai il finocchietto, da queste parti non piace e guai a chi lo chiede.

“Ciro il talebano – qualcuno ricorda-. Se il panino non lega è inutile insistere. Non molla e non cede alle insane richieste”.
Hamburger e insalata con un po’ di pomodoro e qualche cipolla. Poi la parmigiana e la provola per la porchetta, che viene da Ariccia ed è quella di Cioli, la più buona e gustosa.
C’è il Cheese Steack per gli amanti degli Usa: lui lo chiama cistecca e contiene un po’ di formaggio fondente, scaloppe sottili di annecchia cosiddetta scottona. Panini fumanti, odorosi di basilico e al dente schioccanti.

Il segreto è anche quel carbone che arde sotto la griglia. Proviene da legna speciale.
Questa è la formula di Ciro Mazzella.
Prendere o lasciare.

Perciò c’è sempre aria di festa tra i tavoli di legno, quei pochi sempre più pochi, dove qualcuno, prima o poi, riesce a sedersi. In attesa del panino, arriva finanche l’assaggio: il murzillo spuntino.
Lo porge con garbo a chi sembra impaziente e poi ritorna tra i fumi odorosi: qua i friarielli, là i peperoni; su la salsiccia, giù la bistecca. Flavia e Rita gli danno una mano.
Concettina consorte è vigile in cassa.

E così la notte passa, senza pausa, senza fine.
Gustando morso su morso.


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