Napoli, ristorante Mangiafoglia a Chiaja

Via Carducci, 32
Telefono: 081 414631
www.mangiafoglia.it
Chiuso domenica, sempre aperto a pranzo e cena.

A parte Palermo, Napoli è il miglior posto europeo dove mangiare bene e vario sotto i dieci euro. Nonostante l’affacciarsi di catene multinazionali, l’omologazione del cibo, la valanga di proposte imbustate e fetenti che si trovano in giro, solo in questa città operano ancora decine e decine di trattorie, gastronomie, pizzerie dove poter godere di veri e propri capolavori. Insomma: la pausa pranzo a Napoli è una goduria assoluta anche quando un osi vuole punire perché sta a dieta. Un piatto di friarielli, un peperone imbottito, e via.

La cosa bella è che questi posti di moltiplicano. Mangiafoglie è un concept sicuramente moderno che ha origini antiche. Nasce dalla tradizione vegetariana dei napoletani, chiamati così fino all’arrivo della pasta perché di ortaggi e verdure del Vesuvio e dei Campi Flegrei sopravvivevano grazie alla fertilità dei suoli. Nasce così la capacità partenopea di creare grandi piatti vegetariani assolutamente saporiti, buoni ed efficaci nel corso della giornata, quando spendevano almeno molte più calorie.

Un colpo a questa tradizione pè venuta con l’abbattimento del costo della carne che è stata trasfornata, a partire dagli anni ’70, da cibo per ricchi a pret a manger per tutti con conseguenze gravissime per la salute, non solo perché nutrirsi ogni giorno di questo alimento pè letale, ma anche, purtroppo, per la scarsa qualità che si può trovare in giro. C’è una gran bella differenza tra una fetta di carne tracciata e una comune di un animale gonfiato con gli estrogeni. E non è proprio la stessa cosa tra uno spaghetto industriale e uno artigianale, tanto per dire.

In questo momento la cultura del Nord Europa sta scoprendo questo modo di nutrirsi, appena due su 23 portate del menu degustazione del Noma sono di carne. Napoli non dovrebbe inventarsi nulla da questo punto di vista, eppure gran parte dei menu dei giovani impegnati nell’alta gastronomia sono pieni di proposte di carne. La percezione del problema è ancora lenta, ma arriverà inevitabilmente come la metro ad Agnanina. Alla fine comunque arrivierà anche qui il momento di una proposta sana a basso contenuto di proteine animali.

Il locale, aperto a maggio da Stefano Civita nello spazio che Salvatore Pica, Guido Cabib hanno contribuito  a far conoscere per le iniziative culturali,  offre dunque un menu vegetariano (non vegano), arricchito da un bar pieno di proposte interessanti. A pranzo si mangia con 9 euro. La sera difficilmente si superano i 35.

La cucina è semplice ed essenziale, senza grilli per la testa. I napoletani ci trovano i piatti di sempre (bella la cottura della cipolla con la carne fujiuta ma che non è pasta e cipolle).

 

Tra i piatti di sempre, anche la pasta e lenticchie.

Poco partenopeo ma buono ed efficace il club Sandwich.

Salubre e con poco zucchero il sorbetto.

In cucina c’è Marco Rispo, esperienza al Don Alfonso e da Baldassarre: il suo stile è essenziale, netto, leggero.

La carta dei vini è ben centrata sulla Campania, con i nomi più noti e affidabili.

Insomma, una pausa pranzo divertente e veloce, una serata piacevole.

 


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