Guangzhou, La Pizzeria osteria Il Matto di Rino De Feo che piace a Marcello Lippi

Pubblicato in: Città e paesi da mangiare e bere

di Nello Del Gatto

Ragout alla genovese, scialatielli, mozzarella di bufala, sfogliatelle e delizie al limone. Quello che sembrano essere gli elementi più comuni de classico menù di qualsiasi ristorante napoletano in Campania e nel belpaese, sono invece diventati un must fra i giovani e il jet-set della capitale della Cina meridionale. A Guangzhou, l’ex Canton, la tradizione gastronomica napoletana parla attraverso i piatti di Bonaventura De Feo, chef di Castellammare di Stabia. Rino (o Lino, come lo chiamano i clienti e gli amici cinesi), con la sua Osteria Il Matto sta sempre di più accreditandosi come un punto di riferimento per un mangiare “diverso” nella città di oltre 13 milioni di abitanti. Un successo dovuto alla sua cucina, che ha ammaliato anche l’ex allenatore della nazionale italiana di calcio (che ha portato al successo nei mondiali del 2006 in Germania) e del Napoli Marcello Lippi, ospite fisso con il suo team nel ristorante del giovane di Castellammare.

Lippi, infatti, da due anni è l’allenatore del Guangzhou Evergrande, la squadra di calcio dell’ex Canton, con la quale ha vinto due volte il campionato cinese, la coppa cinese e la Champions asiatica. Complice anche la presenza di napoletani nel suo team come Massimiliano Maddaloni, oltre che il suo anno sotto il Vesuvio, l’allenatore viareggino è uno dei più affezionati clienti di Rino.

 

La cosa, oltre ai piatti napoletani, ha destato l’interesse di molti cinesi e della stampa di Guanzhou, tanto che il giovane di Castellammare è spesso ospite in televisione e da lui hanno girato diverse trasmissioni. Come lui stesso ama ripetere, napoletani e matti si nasce. Già quando era approdato a Jakarta e Bali, primi porti di arrivo della sua voglia di sperimentare l’interesse straniero verso la cucina tradizionale napoletana, Rino De Feo era soprannominato “gila”, il matto in indonesiano. Una pazzia dovuta all’essere chef che riusciva a produrre cose fino a qualche tempo prima impossibili anche solo a pensare nel paese islamico, dalla mozzarella fior di latte alle sfogliatelle ricce. “Da Bali – spiega De Feo – mi sono spostato poi in Cina, dove mi è stata offerta da un ristoratore napoletano l’opportunità di aprire un locale. Era quattro anni fa, da allora ho aperto due ristoranti e poi sono riuscito a coronare il mio sogno, l’Osteria Il Matto, dove Napoli e la sua cucina sono i protagonisti”. L’inizio, come racconta De Feo, non è stato semplice, Guangzhou non è una piazza normale per la cucina. Qui si dice che i cittadini mangino qualsiasi cosa voli ma non sia un aereo, qualsiasi cosa nuoti ma non sia una nave e qualsiasi cosa cammini ma non sia un’auto, quindi una cucina fatta di cibo ma senza regole, anche con animali di tutti i tipi e insetti. Molti i ristoranti italiani già presenti, presentavano spesso una cucina edulcorata ai sapori cinesi.

La scommessa di De Feo, invece è stata quella di presentare la tradizionale cucina napoletana, spesso anche rivisitata in chiave moderna, con gli ovvi limiti posti dalla difficoltà di reperire le materie prime. “Dopo molte ricerche – spiega Rino – ho scoperto una fattoria fuori Guangzhou che mi fornisce il latte: in questo ristorante ogni giorno produciamo 15 kg di mozzarella di bufala, burrate, ricotta fresca, formaggi, provole affumicate. E pensare che gli asiatici, cinesi e giapponesi in particolare, non amano i formaggi. Qua invece i nostri latticini finiscono subito.

 

 

Ma facciamo anche pasta fresca come scialatielli, gnocchi, ravioli fino ad arrivare alla pasticceria napoletana con sfogliatelle ricce e frolle, delizie al limone, babà, pastiere. Anche il menù è in napoletano, e così si può scegliere “è asciuto pazzo ‘o padrone”, “malafemmina”, “lampi e tuoni” tra gli altri”.

 

 

 

 

 

 

 

La più grande soddisfazione di Rino è essere considerato ambasciatore della cucina partenopea, “facendo capire e gustare quelli che sono i sapori di casa mia, della mia splendida terra, che amo e che vive nei miei piatti e nei sorrisi della gente. Il Matto ama l’Italia, ma ama profondamente Castellammare di Stabia ,una città che meriterebbe molto di più, mi farebbe piacere un giorno ritornare nella mia terra per aprire un ristorante, ma in una terra rinata”.


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