Greco Calafè, il sogno di Benito

Pubblicato in: I vini del Mattino

C’è un filo logico capace di legare tutti i produttori di Greco impegnati fra Tufo, Prata, Santa Paolina e Torrioni: sapidità e mineralità sempre presenti quando si rispetta il territorio vinificando con semplicità e senza grilli per la testa. Sin dalle prime degustazioni coperte a Go Wine e poi per Vini Buoni d’ Italia ci siamo accorti delle belle sorprese uscite dalla vendemmia del Greco, sempre con un marcia in più rispetto al Fiano capace solo adesso di iniziare un recupero la cui portata non è facile da prevedere. Ricco, fruttato, ben strutturato, sapido, minerale, davvero sempre una bottiglia ha raccontato qualcosa persino nel caso di etichette che in passato ci avevano lasciato non entusiasti. La crescita continua e il panorama affollato ricco di cantine con le radici piantate nel terreno ricco di zolfo (citiamo Torricino, Benito Ferrara, Petilia, Cantina dei Monaci, Macchialupa, Feudi, Mastroberardino e Terredora) offre nuove scelte come Selvetelle di Centrella, Petruro. E come Calafé. La storia di questa azienda inizia nel 1999 quando Benito Petrillo, impegnato nel mondo della editoria, acquista il vigneto su una spettacolare collina di Prata, proprio di fronte a Tufo, nel cuore vero della docg. Nomen omen, il posto si chiama Località Vigna. Anno dopo anno la qualità della campagna si mette a parametro, rafforzata dalla costruzione di una cantina molto semplice ma funzionale: il risultato della cura maniacale in campagna, ma anche del terreno vulcanico ricco di zolfo, la buona esposizione e l’escursione termica, è davvero singolare e riconoscibile in tutta la linea dei bianchi. Una linea partita con il millesimo 2006 e articolata in tre livelli, quello base con un pizzico di Coda di Volpe, il docg classico e l’Ariavecchia presentato sul mercato dopo due anni dalla vendemmia, cioé nel settembre 2008. Calafé è l’acronimo dei nomi delle tre nipoti di Benito, Camilla, Laura e Federica alle quali l’azienda, il tratto grafico è curato da Nando Polverino de Laureto, è dedicata oltre che destinata grazie alla calma serafica di chi in questo settore c’è per passione e senza ansia di realizzare cercando scorciatoie. In attesa del Greco pensato per sfidare il tempo, il primo nel suo genere in Irpinia, imbottigliato la scorsa settimana è già ricco di spunti molto interessanti e ben equilibrato, proponiamo il Calafé docg 2006 di grande sapidità e mineralità, strutturato, di ottima freschezza capace di accompgnarlo nel tempo oltre che di abbinarlo praticamente a tutti i piatti del mondo, purché non eccessivamente pomodorosi. Tipicità, riconoscibilità e grande rapporto fra qualità e prezzo: con questi bianchi la Campania, almeno quella vitivinicola, viaggia sugli allori senza pensieri


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