I delitti del cuoco su Mediaset. Fiction sugli chef e disastri televisivi

Pubblicato in: Visti In Tv

di Leo Ciomei

Dopo preti, giornalisti, medici, santi e Papi sentivamo proprio la necessità delle fiction sugli chef?  Nel marasma di programmi dedicati al cibo mancava giusto il cuoco/investigatore…  Passa queste settimane in triste replica sui canali Mediaset la fiction “I delitti del cuoco” con Bud Spencer girata ad Ischia in un ristorante dall’improbabile nome de “Il polipo allegro” (in verità la lingua italiana direbbe polpo) che, dispiace dirlo, non si eleva dalla mediocrità dei serial nostrani.

La location è bella però l’unico attore che si salva è solo il grande Bud che nei panni di un ex-commissario diventato chef risolve i soliti intrighi tipici dei gialli all’italiana.  Dimenticabili le prestazioni degli altri attori fra cui uno spaesato Enrico Silvestrin (è un attore, sì) e una Monica Scattin spesso sopra le righe.

Ma nonostante queste premesse per la prossima imminente stagione Zia Mediaset (la zia ricca, al contrario di Mamma Rai povera), dopo la prova de La notte degli chef, rilancia l’argomento gastronomico con una fiction “di livello” in cui Fabrizio Bentivoglio e Giorgio Tirabassi impersoneranno due ristoratori uno contro l’altro. Si intitola Famiglia italiana e l’attore milanese Bentivoglio farà il patron raffinato del locale creativo mentre il romano Tirabassi il genuino chef venuto dal Cilento (ma quanto va di moda, eh ?). Insieme a loro ci saranno Debora Villa e Lorenza Indovina nei panni delle rispettive mogli e, udite udite, nelle (poche) vesti di critica gastronomica del Gambero Rosso nientepopodimenoche Rossella Brescia, che qualcuno ricorderà per uno strepitoso video pubblicitario…

SPOT ROSSELLA

Ci saranno risparmiati i consueti luoghi comuni sulla cucina ? e il tutto non rientrerà nel solito calderone “pommarola-genuinità-volemosebbene” a discapito dell’alta gastronomia, visto che il tentativo sopra citato di SignoriniOldaniEspositoPierangelini di rendere accessibile la materia al largo pubblico si è dissolto ?  Non abbiamo certo dimenticato i vergognosi attacchi da parte della brigata Mediaset alla cucina di Bottura, di Adrià e a tutto quello che esce dai binari della tradizione italiana.

Al termine di ogni puntata (saranno otto, coraggio) verrà presentata una ricetta con la supervisione di chef stellati e alla fine del serial un libro riepilogativo (dove abbiamo già sentito tutto questo ? vi mancava, eh ?).

Quello che preoccupa è leggere che il produttore Pietro Valsecchi dichiara in una recente intervista sul Corriere:“il suo (di Valsecchi ndr) amore per l’enogastronomia intesa come valore di vita. Io amo la cucina e mi sento un cuoco. E’ proprio vero che siamo quello che mangiamo. E anche quello che beviamo.” Non vorrei sbagliare ma anche un autorevole (?) uomo politico recentemente ha espresso il solito concetto “mi piace mangiare e cucinare quindi sono adatto a ricoprire il ruolo di ministro del  ………….. (scrivere a piacere: mangiare e bere danno competenze per ogni ministero).

Speriamo che non si debbano rimpiangere i tempi del mitico Nero Wolfe (interpretato dal grande Tino Buazzelli coaudiuvato da Paolo Ferrari) che oltre alle orchidee coltivava pure la sublime arte gastronomica.

Oppure i pranzi e le bevute (birra ma anche vino) alla Brasserie Dauphine di Gino Cervi alias Commissario Maigret.  Gli sceneggiati erano lenti come un bradipo addormentato, ma almeno la trama si salvava.  O per non tornare così indietro nel tempo gli arancini e il pesce di Montalbano/Zingaretti o addirittura i bolliti ferraresi del commissario Soneri/Barbareschi in Nebbie e delitti!

Niente di eccezionale ma sempre meglio de I Cesaroni con la loro vineria alla Garbatella o dei pessimi Un ciclone in famiglia e I fratelli Benvenuti con Boldi che fa il ristoratore o il salumiere nel centro commerciale…


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