
Non ricordo l’anno, forse il 2003 o il 2004, ma ricordo benissimo il luogo, il centro sociale Leoncavallo di Milano.
Presi la metro (in quegli anni lavoravo a Milano), scesi, entrai, mi vidi con Antonio di Gruttola, bevemmo qualcosa di buono.
I forconi.
Veronelli aveva riempito il luogo di questi disegni di forconi.
Il motivo? Lui era anarchico (prima l’ho letto e poi l’ho capito..), rivoluzionario e anarchico. E voleva che il forcone divenisse un simbolo di riscatto, di smossa. Partendo dal vino, dall’olio, dal cibo e dall’agricoltura, il forcone avrebbe “punzecchiato” i piani alti, fino a sconvolgere una società (questa del 3° millennio) così smembrata, così piramidalizzata, così sbagliata e artefatta.
gp
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