Roberto Di Meo, produttore campano e ambasciatore della longevità dei bianchi d’Irpinia, ha organizzatoa Firenze una degustazione dal titolo “Fiano e Greco: tra presente e futuro“; ad affiancarlo, Aldo Fiordelli, giornalista, saggista e critico gastronomico.
L’evento, riservato ad una selezione di operatori del settore provenienti da tutta la Toscana, si è tenuto in una eccezionale location: Palazzo Portinari Salviati, la storica dimora della Beatrice di Dante, oggi sede del progetto Chic Nonna di Vito Mollica.
Cinque i protagonisti di questo viaggio nel tempo enologico: da un lato il Fiano di Avellino ed il Greco di Tufo “classici”, ovvero i vini del presente, quelli della Linea Tradizione, annata 2021; dall’altro, invece, i supereroi della Linea Tempo, che vengono da lontano sì, ma che si proiettano nel futuro, come la riserva di Fiano Erminia 2004, in commercio da un mese, la riserva 2013 del Fiano di Avellino Alessandra ed il Greco di Tufo Riserva Vittorio 2008, entrambi in commercio dal 2022 e carichi di riconoscimenti, arrivati sia dalla stampa italiana che da quella internazionale.
Cosa accomuna questi vini di età differenti? Sicuramente una viticoltura che si può definire di montagna, come quella delle aree più alte dell’Irpinia, caratterizzate da notevoli escursioni termiche, e non ultimo una varietà di suoli che tutela comunque l’acidità, quale che sia l’andamento vendemmiale. Fiordelli nella sua disamina ha analizzato puntualmente le cinque espressioni, delineando da un lato i tratti caratteristici delle due tipologie di uve e, dall’altro, evidenziando lo stile espressivo di Roberto Di Meo, Presidente Assoenologi Campania alla sua 36esima vendemmia nell’azienda di famiglia.
Quella di confrontarsi con un pubblico di esperti e appassionati sul tema della longevità non è un’esperienza isolata per l’enologo irpino, che a partire dalla scorsa estate, infatti, in concomitanza con il cambio di etichette della Linea Tempo, ha dato il via ad una serie di veri e propri seminari, affiancato da giornalisti e degustatori.
Il tutto è iniziato nella splendida cornice del Casino di Caccia settecentesco che domina la tenuta di Salza Irpina, con il giornalista Luciano Pignataro alle prese con una eccezionale verticale delle riserve Alessandra e Vittorio; successivamente, al Cavalieri Hilton di Roma, Di Meo ha rappresentato la longevità del Sud Italia, insieme a quella del centro di Ampelio Bucci e del Nord di Terlano, in una singolar tenzone capitanata da Daniela Scrobogna.
Dopo la tappa toscana, il viaggio continuerà verso nord, con l’auspicio di valicare presto i confini nazionali.
Di Meo nella due gamme propone le sue differenti versioni di Fiano e di Greco, tutte affinate in acciaio, svelando un volto nuovo dell’Irpinia, la parte più “francese” della Campania, quella che produce vini agili ma allo stesso tempo potenti, capaci di scalare il tempo come una montagna, per mostrarsi più vivi che mai.
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