
di Marco Galetti
Non ci credo…
Si lì ho fatti io, poi toglie la chitarra dalla dispensa e, qualora persistessero i miei dubbi, mi mostra il video delle sue fatiche pomeridiane, quando sto per uscire per tornare a casa mi porge una vaschetta, una porzione per domani, mi dice l’amico toscano, e aggiunge, falli suonare al meglio.
In cantina, nemmeno fosse Natale, scarto un altro regalo, una bottiglia di quelle che si fanno ricordare, uno dei migliori sorsi per i miei migliori morsi, Vigna Ortale, un Greco Riserva 2022 di Cantine di Marzo, lì dove nel 1647 tutto è cominciato, dove è nato il Greco e dove è iniziata la mia passione per questo vitigno che mi trasmette sempre grandi emozioni.
Sono uno dei 5000 fortunati a mettere gli occhi, il naso e la bocca in questo calice, esclusivamente uve della Vigna Ortale, in Santa Lucia di Tufo, tredici gradi e mezzo, tre anni portati benissimo, nove mesi di affinamento in acciaio, dodici in bottiglia e un paio d’ore sulla mia tavola.
La scelta, almeno nella mia testa, è stata quella di non coprire il sapore del nero di seppia della pasta alla chitarra e poi alternare sorsi&morsi, dunque in un delicato soffritto con aglio, olio e poco peperoncino ho fatto leggermente appassire qualche pomodorino pizzuttello, ho scolato la pasta al dente, l’ho spadellata nel sugo e ho completato il piatto con un po’ di buon tonno al naturale sbriciolato che ho scelto di tenere volutamente lontano dal calore che irrimediabilmente ne altera il gusto.
Morso godibilissimo, sorso lunghissimo, il nero è persistente, ma quanto è potente questo bianco irpino che più greco non si può, se avessi avuto a portata di mano e di morso una bella seppia fresca con il suo nero questa Riserva strepitosa di Ferrante Di Somma avrebbe resettato, ripulito e rinfrescato il mio palato morso dopo morso e, sorso dopo sorso, sarei stato certo di aver trovato un’altra accoppiata di quelle che si fanno amare e ricordare.
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