
di Marco Galetti
La mancanza di rispetto me la sono meritata, perché non mi sono fatto valere e ho tenuto a freno il mezzo toscano che c’è in me che mi chiedeva a gran voce, “o bischero fatti valè”.
Giovedì scorso ho cenato con mia moglie nella veranda della foto di apertura e tutto è filato liscio, un bel tavolo al fresco ben distanziato dagli altri commensali, una cameriera gentile, sorridente ed efficiente, una buona pizza tagliata a spicchi da condividere in attesa degli spaghetti alle vongole dell’Adriatico e dei tipici spiedini di pesce, ciliegina sulla torta, anche se il dolce non l’abbiamo preso, un conto onesto.
Qualche sera dopo abbiamo prenotato lo stesso tavolo ma quando, puntualmente, ci siamo presentati, abbiamo constatato che era stato assegnato ad altri, non hanno motivato, non si sono scusati, non hanno trovato, ne cercato di trovare per noi un’altra soluzione accettabile magari all’interno vicino a una finestra.
Abbiamo cenato gomito a gomito con un’altra coppia, perplessa come noi da tanta promiscuità e tutti e quattro, forzatamente amici, abbiamo gettato al vento tre euro a testa di coperto.
Avrei dovuto nell’ordine: chiedere del titolare, farmi sentire ed andarmene per l’inaccettabile ed immotivata mancanza di scuse, di garbo e di professionalità, invece sono rimasto e al momento del conto, quando mi hanno chiesto “tutto bene…” non ho risposto se non con uno sguardo a metà strada tra il perplesso, il rassegnato e il coglione, anche perché questa seconda volta la pizza è arrivata al tavolo ad una temperatura talmente imbarazzante che avrei dovuto rispedirla al mittente insieme ai loro modi.
La mancanza di rispetto me la sono meritata, non ci tornerò, peccato, gli spaghetti alle vongole non erano per niente male.
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