La tradizione di Mastroberardino
<Quando i numeri non arrivano a quantificare l’emozione che si può provare di fronte ad una bottiglia che è ancora molto lontana dall’essere confinata nel ruolo di reperto eno-archeologico. Rinunciamo a capire da dove venga quel naso così netto di piccoli frutti rossi e pepe nero, senza alcuna traccia di riduzione, rinfrescato da tutte le sfumature possibili dell’allora e del sovrabosco, e consegnamo alla memoria il ricordo indelebile di una bocca ancora vibrante, gustosa di cedro e tartufo bianco, semplicemente interminabile>
Con queste parole gli amici Paolo De Cristoforo e Paolo Zaccaria descrivono l’assaggio di un Taurasi imbottigliato in una annata che pochissime aziende italiane possono vantarsi di avere in degustazione. Una scheda centrata nell’ambito di un ampio e dettagliato articolo di Paolo De Cristoforo sull’Aglianico pubblicato sul numero di settembre del Gambero Rosso fresco in edicola. La testimonianza dell’interesse crescente verso questo vino che davvero sta allungando il passo grazie al suo continuo testacoda tra modernità e passato. Al Taurasi 1934 è stato dato il punteggio di 99/100, un segno di stima e di emozione, ma anche il giusto riconoscimento ad un impegno lungo dodici generazioni e testimoniato dal continuo aggiornamento dei prodotti, come attestano, fra l’altro, assaggi in anteprima di Radici e Naturalis Historia del 1994 e del 1995. Abbiamo molte annate grandi da raccontare e da vivere: senza grandi aziende non esistono territori.
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