Il Museo della Pizza a Napoli? Si può fare

Pubblicato in: Polemiche e punti di vista
Museo della Pizza. Aurelio Fierro e la canzone 'A Pizza

di Tommaso Esposito

Al netto delle polemiche, che hanno vita breve e nessun futuro, nonché delle idiozie, cattiverie e offese gratuite rivolte a galantuomini che hanno fatto e rappresentano tuttora la storia dei pizzaiuoli napoletani, lette tra i commenti a qualche post su Facebook e da reindirizzare ai mittenti, penso che dalla storia del Museo della Pizza a New York qualche spunto di riflessione seria si possa ricavare.

1. Ascoltando con attenzione le cose dette nella conferenza stampa di Coccia, Sorbillo, Starita e Condurro si colgono soprattutto il rammarico che a Napoli non ci sia il Museo della Pizza; un po’ di gelosia che lo si faccia a New York; l’indignazione che le cosiddette istituzioni napoletane non abbiano fatto nulla finora.
2. New York oggi è un crocevia importante anche per il sistema food italiano e nessuno lo disconosce .

3. La pizza New York style come la Chicago e come tutte le altre pizze d’America tanto esistono perché sono figlie della prima ondata di immigrazione napoletana negli Stati Uniti sul finire del 1800.
4. È giunto il momento di rimboccarsi le maniche e redigere un progetto serio per la creazione del Museo della Pizza a Napoli
5. Non bisogna aspettare le cosiddette istituzioni, ma darsi da fare senza alzare ulteriori barriere tra le associazioni dei veri protagonisti, cioè i pizzaiuoli.
6. Sergio Miccù con APN da anni sta parlando di questo Museo, che purtroppo non ha una sede degna e dispone di poche cose, mentre AVPN da parte sua ha sempre affiancato la diffusione della Pizza Napoletana nel mondo con vere e proprie azioni culturali come l’edizione in più lingue del volume “Farina acqua sale lievito passione” ricco di documenti storici e immagini.
7. Si individui (e questo lo devono fare proprio le associazioni dei pizzaiuoli) un grande progettista, un creativo che elabori il progetto. Ce ne sono tanti a Napoli, in Italia. E si individui la sede.


8. Il modello replicabile  (con tutti gli aggiornamenti dell’era 2.0 )  potrebbe essere (scorrendo tra i tanti Musei del Gusto esistenti in Italia) quello dei Musei del Cibo che in Emilia Romagna sono nati negli anni ’90, non sono soltanto contenitori di opere d’arte, di artigianato, di documenti, ma interagiscono con il territorio, con i produttori, le botteghe muovendo e creando economia.

9. Sì le Pizzerie, a partire dalle Centenarie (ma bisogna ancora ricordarlo che a Napoli ci sono pizzerie in cui i forni sono stati accesi sin dal 1700?), tutte le pizzerie saranno il Museo diffuso sul territorio a Napoli, ma anche a Caserta, in tutta la Campania.
10. I finanziamenti che verranno dal riconoscimento dell’Unesco, da qualche campionato e qualche sponsorizzazione per eventi non significativi in meno; il crowdfunding tra tutti i pizzaiuoli; le donazioni di artisti e collezionisti potrebbero essere la piattaforma economica e patrimoniale iniziale.

Semplice no?
Basta volerlo.
E lo dico con cognizione di causa giacché da oltre trenta anni sono il direttore del Museo di Pulcinella di Acerra, la patria indiscussa della maschera.

Quaranta anni fa abbiamo cominciato da questo, da una tradizione immateriale.
Ora nel Castello di Acerra, che sarà riaperto dopo il restauro il 21 maggio prossimo, ci sono due piani che ospitano il museo con 11 sale di esposizione, una galleria, una biblioteca, un archivio, una sala didattica.

Il Museo di Pulcinella è stato realizzato da una semplice associazione di volontariato con fondi privati e pubblici, con donazioni e con la collaborazione del Comune di Acerra e della Regione Campania.
Anche il Museo di Pulcinella donerà al Museo della Pizza qualche bel documento che possiede.

All’opera dunque.
Basta polemiche.
Perché a dirla con Pulcinella: ‘e chiacchiere fanno ‘e chierchie.


Dai un'occhiata anche a:

Exit mobile version