
di Andrea Petrini
Argiano, il cui nome si pensa possa essere origine romana evocando il dio Giano (Ara Jani), fa parte senza dubbio della storia più profonda e tradizionale di Montalcino tanto che la sua tenuta risale al 1580 quando i Tolomei iniziano a costruire sia villa Bell’Aria sia la cantina. Nel corso dei secoli la Tenuta passò di proprietà fra varie famiglie nobiliari fino ad arrivare al 1992 quando passo sotto la proprietà della contessa Noemi Marone Cinzano che introduce importanti innovazioni nella gestione dell’azienda vinicola e alla quale si deve il rilancio del nome Argiano dando impulso, con l’aiuto del grande Tachis, alla nascita del Solengo, il grande Super Tuscan di Montalcino. Si arriva così ai giorni nostri, col passaggio di proprietà nel 2013 e la guida dell’azienda nelle mani di Bernardino Sani, che dal 2015 ne firma anche i vini e che, dal 2019, ha fatto sì che l’azienda sia la prima a Montalcino ad aver bandito tutte le plastiche monouso oltre che praticare un’agricoltura organica e rigenerativa.
Attualmente l’estensione totale dei vigneti è 57ha, ripartiti su vari disciplinari, varietà e cloni. Il vitigno preponderante è, ovviamente, il Sangiovese, che occupa circa 40ha, ma troviamo anche piante di Merlot, Cabernet Sauvignon e Petit Verdot utili per la produzione del Solengo.
In occasione del Paestum Wine Fest ho avuto l’occasione, grazie ad una verticale storica, di degustare l’annata 1979 del Brunello di Montalcino di Tenuta Argiano che, lo anticipo, è stato un viaggio a ritroso nel tempo emozionante anche perché l’annata riporta ad un periodo storico dove il territorio non aveva ancora avuto il successo straordinario che oggi tutti riconosciamo a Montalcino e al suo Sangiovese. Il colore si presenta vitale e luminoso con questo manto granato estremamente affascinante che anticipa un naso affatto stanco nonostante la sua evoluzione aromatica dove si percepisce la frutta rossa disidratata, rabarbaro, infusi di erbe aromatiche per poi aprirsi verso echi di cera, incenso, tabacco, polvere di cacao e noce moscata. Bocca ancora in perfetta forma, signorile e di gran classe, il tannino è perfettamente fuso nel corpo del vino che rimane dinamico e dotato di progressione sapida. Chiude, lunghissimo, su sensazioni speziate e balsamiche.
Concludendo, il Brunello di Montalcino 1979 di Argiano è una foto emblematica dell’essenza di Montalcino, un territorio capace di dare origine a questi gioielli che possono riscoperti nel corso del tempo in maniera davvero esaltante.
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