La Borgogna di Madame Leroy -1. Cominciamo con un po’ di storia

Pubblicato in: Champagne e Vini francesi


Che cosa rappresenta la famiglia Leroy nella storia della Borgogna vitivinicola?
Semplicemente l’eccellenza. Il riferimento. Il Faro che illumina un territorio: la Cote D’Or, da un estremo all’altro.

Ogni volta che entro nella dimora storica dei Leroy, in Rue du Pont Boillot ad Auxey Duresses, avverto una sensazione emotiva complessa.
Una somma di emozioni provocate dall’apparente semplicità del contesto, il sobrio lusso, la storia ostentata, la riservatezza dell’accesso, la gentilezza degli impiegati e un cane che scende dalla sua poltrona ottocentesca per leccarmi le mani.
Questo in sintesi il tono e il carattere dell’ambiente mai mutato dalla morte del grande Henry Leroy.


La modernizzazione è occultata, o comunque celata con discrezione fra le trame fitte della storia. Come il progresso qualitativo dei vini della costellazione Leroy, che danno sempre la sensazione di essere usciti da un epoca diversa rispetto ad altri, perché profondamente radicati al proprio territorio d’origine, ma civilizzati sapientemente e resi fruibili per il massimo del piacere che può donare un vino.

Henry Leroy, innanzi tutto fu imprenditore di successo già prima della seconda guerra mondiale, avendo dato seguito generazionale all‘impresa di famiglia: Negociant du Vins. L’avventura nel mondo dei vini di grande qualità inizio grazie all’occhio lungo di questo commerciante, che nella seconda metà degli anni 30, appena avuta una figliola (Marcelle) , si interessò al possibile acquisto di un Domaine di prestigio caduto in disgrazie finanziarie, di cui lui stesso era cliente affezionato: il Domaine de La Romanèe Conti .
Per il bene di tutti noi che amiamo i grandi vini di Borgogna, l’operazione andò a buon fine, anzi, anche ben oltre ogni aspettativa. Leroy sistemò i conti fallimentari DRC e sistemò lo statuto societario creando una Societè Civile, evitando così i probabili frazionamenti futuri dei terreni per ricaduta di eredità, così come accadde e accade in quasi tutte le grandi famiglie borgognone. Oltrepassò la guerra e riportò ai fasti dovuti il Domaine più prestigioso del pianeta.

Con il socio (Villaine) e con l’inserimento nel 1954 delle due figlie in società, Marcelle e Pauline, la squadra era pronta per consolidare il blasone della Romanèe Conti. Ho avuto la fortuna di bere diversi vini degli anni 80 del Domaine, gli anni della gerenza dell’ormai matura Marcelle, conosciuta nell’universo vinicolo come Madame Lalou Bize Leroy. Vini con un anima, solo provenienti da Grand Cru, di estrema eleganza non ostentata, vellutati e profondi, di piacevolezza eterea, di persistenza inaudita e sfaccettati di mille toni floreali ma distinti tra i diversi Terroir di Vosne Romanèe

Turbolente situazioni commerciali, con entrate e uscite di capitali giapponesi e ardite scelte sul mercato americano, portarono all’uscita di scena di Lalou Leroy dalla Romanèe Conti, anche se un pezzo di famiglia vi rimase ancorato, avendo la sorella Pauline sposato Henry Roch, socio di Villaine. Un esempio dei tanti incroci di famiglie borgognone dove i medesimi cognomi si accavallano all’infinito , sbriciolando le proprietà dei terreni. Ma non alla DRC, in quanto solidamente bloccati dallo statuto societario pensato da papà Henry!
(1.continua)


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