
di Marina Alaimo
‘A trafeca, o traffica, chi produce o commercia in vino da almeno cinquant’anni se la ricorda bene. Era la festa che i vignaioli preparavano per accogliere i primi compratori del loro vino, poco dopo San Martino. Traffica sta per primo travaso del vino che dalle botti di castagno, anzi dai carati(5 hl.), botte o 6 bottoni (7 hl.), meza botte ( 3,5 hl.) veniva travasato nei cupielli, i secchi in legno tronco conici che le donne trasportavano sul capo.
Le più abili procedevano lungo i sentieri di campagna senza l’ausilio delle mani, fino a raggiungere il carro del commerciante che aveva acquistato il vino dopo una lunga trattativa. Importante era anche la figura del mediatore che favoriva una trattativa equa, o almeno ci provava.
Per i contadini questo era un momento da festeggiare in allegria in quanto si raccoglievano i frutti del lavoro di un anno intero.
Questo rituale si è completamente perso nel tempo, ma nella cantina di Michele Romano ad Ottaviano, in zona vesuviana, viene ancora celebrato. In questo caso è il produttore ad organizzare un mega pranzo per i suoi conferitori di uve.
Sabato scorso nella vecchia cantina i vignaioli erano più di 60 accompagnati dalle rispettive famiglie. La grande tavolata ha accolto circa 200 persone tra contadini, mediatori, enologi, agronomi e rappresentanti delle istituzioni locali. Fedele alla tradizione della trafeca, il parroco di Ottaviano don Vittorio Garzone ha benedetto la tavola e gli invitati prima di dare inizio alla festa.
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