La Pineta di Zazzeri, il mare e la caccia

Pubblicato in: TERZA PAGINA di Fabrizio Scarpato

Può capitare, nella notte di un Ferragosto autunnale, di riunirsi attorno ad un tavolo sotto la veranda di un capanno caldo di legno, la tavola apparecchiata nelle infinite varianti dei colori naturali, per luce la fiamma di una candela che moccola su un candelabro d’argento.


Dalle porte aperte il vento e le onde del mare ti toccano, ti assecondano: colonna sonora suadente e salmastra, calda e fredda, sferzante e appiccicosa. Le tende di lino si gonfiano calme e silenziose, lo scricchiolìo delle doghe del pavimento rende viva e avvolgente un’aria che sa di antico e selvatico, e al tempo stesso elegante e protettivo. Sensazioni a pelle, piedi nudi e maglione slabbrato.

Può capitare di sentirti talmente bene da pensarti su una barca all’ancora in una cala al riparo dalla tempesta, oppure tra i legni bianchi e le sabbie di Martha’s Vineyard, tra nasse e aragoste. Può capitare di riandare al senso di finisterre della bretone Pointe du Raz o alle spiagge dell’aspra Cornovaglia teatro delle gesta e degli amori di Ross e Demelza Poldark, come anche alle satolle e rasserenate dimore protestanti nello Jutland del Pranzo di Babette.
Può capitare di essere in Alta Maremma, sulla costa etrusca battuta dal vento e bruciata dal tramonto, riflessa in palle di vetro che sono davvero tutto il mondo là fuori, che guarda in apnea nelle bolle ovattate. Qui invece c’è calore, c’è il contrasto vivo, il nero e il rosso di seppie e triglie, colori densi, materici, l’intensità del cibo e la densità fiamminga della luce di una candela nel buio salato.
Può capitare di ritrovare nei piatti la mineralità e la sfrontatezza del mare, la sua verità, la sua forza.
Cucina di mare, di un mare visto da riva, di pesca che respira ineditamente con la terra, con un senso primitivo di cattura, di caccia, nei boschi e nella macchia là, dietro il tombolo; cucina della manualità, del pescato di quando toglievi l’amo dalla bocca del pesce. Preda, cacciatore, il cibo, le mani. Maremmitudine.
Staresti lì a lungo a cercare stelle cadenti, dividendo quel maglione con lei, tra un panino con trippa di mare e una frittura setosa e fragrante. Poi chissà.
Può capitare una cucina forte e gentile, carnale e possente, sensuale e ancestrale.
Può capitare di sentirsi vivi con la cucina di Luciano Zazzeri.

Fabrizio Scarpato


Dai un'occhiata anche a:

Exit mobile version