
di Luciano Pignataro
Ma in fondo in fondo Flavio Briatore cosa si è inventato con i pizzaioli che fanno acrobazie mentre i clienti mangiano? Ma proprio nulla, anzi, forse ha fatto uno stage alla mitica Trattoria Nennella nei Quartieri per capire che cibo, condivisione e allegria sono gli ingredienti di qualsiasi locale. Qui si mangiano da sempre piatti napoletani classici della tradizione, potremmo dire che Da Nennella è partita l’epopea della pasta e patate con provola, ma a sorpresa, Ciro Vitiello, che gestisce il locale con il fratello Mariano, ci indica un’altra ricetta.
“Il piatto della mia vita è la pasta e fagioli che faceva mio padre con i tubetti del soldato. Un po’ di aglio e pomodorino sfritto, poi i fagioli lessati e una cotica se disponibile e infine la pasta con tre foglie di vasonicola”.
Ha ancora successo in trattoria?
“Tantissimo, è sul podio insieme alla pasta e patate e al classico salsiccia e friarielli, i tre piatti della nostra cucina preferiti dai nostri clienti”.
La storia della Trattoria Da Nennella ai Quartieri
Come nasce Da Nennella?
“Nel 1949 mia nonna Elisabetta, detta Nennella perché era piccola e minuta, mise un bel bancone di legno davanti al basso dove viveva e iniziò a proporre i propri piatti o anche a cucinare alcune pietanze che alcuni clienti le portavano. In breve tempo divenne riferimento nei Quartieri, dagli attori e dal pubblico del Teatro Nuovo agli impiegati del Banco di Napoli a via Toledo, e poi gli americani che la sera dal porto salivano ai Quartieri in cerca di avventure”.
Era la Napoli distrutta del Dopoguerra.
“Si, ciascuno si ingegnava come poteva, è stata dura per tutti”.
Poi come continua la storia?
“Prende in mano la situazione nostro padre Pasquale negli anni ’80 con l’aiuto di mamma, Concetta di nome ma anche lei Nennella per tutti perché era piccolina proprio come mia nonna. Papà riuscì a prende uno spazio affianco al bancone e si inventò il primo pass dalla cucina sull’altro lato della strada. La clientela non ci è mai mancata, era soprattutto una trattoria di servizio. Ha continuato a lavorare sino al 2005, quando ci ha lasciato prematuramente e io con mio fratello Mariano siamo subentrati e per prima cosa gli abbiamo disobbedito”.
Come disobbedito?
“Sì perché lui era contrario a mettere i tavolini fuori dal locale. Diceva che era l’occasione per far sedere chiunque, anche quelli che non erano interessate. Io e Mariano invece mettemmo due tavoli e un ombrellone senza manco chiedere il permesso. Ma capimmo che era una necessità dei clienti e allora ci mettemmo in regola e fu davvero un successo. Ci siamo allargati prendendo altri locali sino a raggiungere oltre 150 posti a sedere fra dentro e fuori”.
Ma come vi hanno scoperto fuori dai Quartieri?
”Venne a mangiare il musicista Philip Glass e la notizia uscì su qualche giornale straniero perché a lui piacque moltissimo. Poi iniziarono a venire molti giocatori del Napoli”.
Adesso siete delle star sui social
“Grazie ad un cliente di Ischia che ogni giorno veniva a Napoli per lavoro e mangiava da noi regolarmente. Aprì una pagina Facebook e dopo un po’ venne da noi annunciando: siamo mille. All’epoca non capimmo che cosa intendeva, oggi siamo a quota 400mila su Instagram e oltre 250mila su Facebook. Devo dire che dobbiamo molto anche all’ex sindaco De Magistris che veniva da noi e sognava un futuro diverso per i Quartieri cosa che poi si è avverata anche se non mancano i problemi”.
Quelli sempre. Ma quali sono i problemi di oggi?
“Ci sono troppe attività improvvisate nel settore della ristorazione, musica sparata a palla fino a tarda notte, insomma secondo me si è persa un po’ di autenticità e nella zona non è poi così agevole viverci con questa confusione. Attenzione, a noi non tolgono nulla, non parlo per questo. Anzi andiamo fortissimo, ma credo che un po’ di senso della misura farebbe bene a tutti. I prezzi in città sono schizzati alle stelle e ho l’impressione che a giugno e luglio ci sia stato un calo, io amo guardare i numeri. Napoli ha vinto perché era low cost, se perde questa caratteristica i turisti cominceranno a guardare con occhio diverso la città, così come sta succedendo altrove in Italia. Il turismo non è una rendita, è un servizio. Per carità, ripeto, non ci lamentiamo, ma noi che operiamo nella ristorazione dobbiamo capire che i tempi stanno cambiando, anche quest’aria di guerra non fa bene”.
E da voi quanto costa mangiare?
“Un pasto di primo, secondo e contorno non supera mai i 20 euro, anzi i 18. Poi dipende cosa bevi”.
La cosa che colpisce è l’allegria del vostro personale. Dove li formate per farli apparire così spontanei?
“Ma quale formazione, mica siamo milanesi! Scherzo eh. L’allegria è nel nostro sangue napoletano, abbiamo 45 dipendenti circa, stanno bene con noi, ogni giorno scendiamo tutti a lavorare anzitutto perché ci divertiamo come i matti, anche loro. E’ un periodo bello per Napoli, io non me lo ricordo così positivo da quando sono nato”.
Qual è il segreto del successo di Nennella?
“Pensare che ogni turista è un cliente che dopo essere stato da noi vuole tornare perché è stato bene, si è divertito ed ha passato un momento vero di allegria napoletana non finta o costruita. Il segreto di ogni cucina è la sala. Se c’è divertimento fra i tavoli, allora sicuro lo trovate anche nel piatto”.
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