La Sbecciatrice: il fagiolo lenzariello dell’agri-cultura di chi ha scelto di restare

Pubblicato in: Le stanze del gusto

La Sbecciatrice, Villa Santa Croce

Piana di Monte Verna (CE)

Telefono: 339 121 6016

info@lasbecciatrice.it

 

di Antonella Amodio

Era da tempo che desideravo visitare Villa Santa Croce e conoscere da vicino La Sbecciatrice, l’azienda agricola dei fratelli Barbiero: un antropologo e un naturalista che hanno scelto di dedicare la loro vita al recupero di antichi semi e colture.

Ci troviamo a ridosso del Parco Regionale del Matese, a due chilometri da Caiazzo, dove la vita contadina detta il ritmo del tempo e si è sempre vissuto di agricoltura e di pastorizia. Salendo da una strada laterale, poco prima della piazza del paese, sembra di attraversare una macchina del tempo ed entrare in un’altra dimensione. Qui c’è silenzio, non c’è fretta, non esiste orologio: è la natura a scandire le stagioni e il corso delle giornate. In questo contesto nasce nel 2012 La Sbecciatrice, un nome che richiama un antico attrezzo agricolo usato per mietere il grano. L’azienda agricola è una vera cassaforte della biodiversità: custode di ingredienti, metodi, usi e costumi di Villa Santa Croce. Mimmo e Lino Barbiero la chiamano “resistenza contadina”: qualcosa di più della semplice resilienza. È la volontà di restare, di non abbandonare i campi, ma di raccontare la ricchezza della terra attraverso colture che altrimenti scomparirebbero.

“Il nostro obiettivo è rafforzare la consapevolezza che un’agricoltura onesta, biologica, faticosa e rischiosa è una scommessa che fa vincere tutti: vince la terra, che non è tormentata; vince il palato, che è soddisfatto; e vince il contadino, che ha generato un mondo più dolce partendo da una piccola, unica radice”, racconta Mimmo Barbiero.
È un progetto di valorizzazione territoriale che parte dal riutilizzo dei semi locali, primo anello della filiera produttiva, oggi oggetto di studi universitari. Quei semi erano custoditi dal nonno Domenico, che li seminava nei terreni argillosi a 500 metri sul livello del mare, oggi curati da Mimmo e Lino.

Il pomodoro riccio, le olive caiazzane da mensa dal patrimonio genetico unico (Presidio Slow Food), il cece piccolo e rugoso coltivato da oltre cent’anni sulle alture, il grano Senatore Cappelli, i fagioli — vuriànn, il fagiolo curniciello detto anche munaciello per via del colore scuro della buccia che ricorda quello di un saio, e soprattutto il fagiolo lenzariello — rappresentano un tesoro antico dell’Alto Casertano. Ed è proprio quest’ultimo il motivo della mia visita.

Caratteristiche del fagiolo lenzariello

Inserito nel “Campo di Conservazione e Moltiplicazione per la Biodiversità Vegetale dell’Alto Casertano”, curato dal Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II di Napoli, il fagiolo Lenzariello è stato anche oggetto di tesi di laurea (anche il curniciello).

Di dimensioni medie e colore bianco, si distingue per la forma irregolare e la buccia sottilissima, che lo rende particolarmente delicato al palato e facilmente digeribile. Un tempo veniva coltivato insieme al mais, in piccoli appezzamenti chiamati “lenze” — da cui prende il nome. La semina avviene a maggio; tra agosto e settembre si procede con raccolta e selezione dei semi. La produzione si aggira intorno ai 4 quintali annui, in stagioni favorevoli.

Sorprendenti le sue proprietà organolettiche: una vera miniera di calcio, ferro, magnesio e zinco, in concentrazioni superiori rispetto ai comuni fagioli. Ricco di proteine e fibre, il suo consumo aiuta a mantenere una dieta equilibrata e a prevenire numerose malattie. Si possono trovare a La Sbecciatrice in conserva in barattoli di vetro con aggiunta di foglie di alloro, oppure trasformati in una crema leggera arricchita con il timo serpillo, un’erba spontanea delle colline caiatine.

Nella Stalla Degustazione de La Sbecciatrice, ricavata da un locale del 1700 un tempo adibito a ricovero per le mucche, è possibile assaporare parte della produzione e vivere un’esperienza rurale di cucina agricola, autentica e dimenticata.È un viaggio nella natura, nei campi, nella tipicità. Il Tour della Resistenza Contadina è il modo migliore per entrare nell’universo agricolo de La Sbecciatrice e conoscere da vicino il pensiero e lo stile di vita che alimentano la passione dei fratelli Barbiero. Vi suggerisco di fare un giro con Mimmo nei terreni, in particolare quelli che si affacciano su una terrazza naturale con vista mozzafiato, con il fiume Volturno che solca la piana che divide Caserta dall’Alta Campania.

 


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