La serata del vero pesce povero al ristorante La Torre di Massa Lubrense con Slow Food

Pubblicato in: Eventi da raccontare

di Marina Alaimo

Tonino Mazzola e Maria Aprea sono riusciti a costruire una realtà solida, partendo da zero in un momento di estrema difficoltà, quando le scelte opinabili sono due: o molli e volti del tutto pagina o ti rimbocchi le maniche con grande coraggio. Ovviamente hanno scelto la seconda opzione, decidendo di aprire una piccola osteria in un angolo di paradiso della costiera sorrentina, ma molto isolato, totalmente sconosciuto e, come diciamo dalle nostre parti, “scurdat’ do’ Patatern’”. Oggi, grazie al grande impegno nel promuovere e comunicare con determinazione la tradizione gastronomica sorrentina hanno raggiunto un certo successo confermato dalla numerosa presenza di clienti che si spingono fin qui per gustare la loro cucina.

Un importante contributo è dato anche dalla figlia Amelia che cura con infallibile maestria l’accoglienza in sala: la famiglia si è stretta a cerchio puntando su valori intramontabili quali il legame con le proprie radici e l’amore per la famiglia.

Venerdì i Mazzola ha messo in scena un teatro del gusto avente come principali attori i pesci poveri della costa ed il lavoro per reperirli e poi preparare i vari piatti della memoria di famiglia è stato enorme.

Ma il tanto lavoro è stato ripagato ampiamente dall’alto gradimento manifestato dal pubblico numeroso che ha partecipato alla serata, pensata, articolata ed orchestrata in felice collaborazione con la condotta Slow Food Penisola Sorrentina che ha colto l’occasione per presentare il nuovo fiduciario Antonio Corcione.

Ospite della serata il presidente della Riserva Marina Punta Campanella,  Antonio Miccio, che ha illustrato la ricchezza delle biodiversità di questa costa e raccontato, ma soprattutto ricordato, i tanti pesci poveri spesso dimenticati che possono diventare protagonisti succulenti se preparati con sapienza.

E’ toccato poi a Maria descrivere le vecchie ricette di famiglia dei piatti scelti per la serata,tutti realizzati con pesci che un tempo venivano snobbati e scartati, utilizzati quindi da chi non aveva soldi per comperare di meglio, dal totano conservato sott’olio con poche erbe aromatiche, così come le alici ed il palamita, messi nei tipici barattoli di creta smaltata e posti in dispensa pronti per l’uso, poi i tubettoni, tanto graditi al popolo napoletano, conditi con pomodorini della costa e sconcigli.

Sulla zuppa di pesce, qui detta o’ guarracino, preparata rigorosamente in tegame di creta, ci si è soffermati a lungo per descrivere le peculiarità dei diversi pesci utilizzati  raccomandando incisivamente di farla cuocere non più di dieci minuti.

Ultimo piatto in menù il cefalo arrostito, delicato e sublime.

Dulcis in fundo la caprese  con crema profumata ai limoni della costa sorrentina.

In abbinamento ai piatti sono stati scelti i vini di Sorrentino dal territorio vesuviano e quelli di Colli di Castelfranci dall’alta Irpinia.


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