L’audaCIA delle donne: il coraggio di chi trasforma la terra. Il caso Irpinia

Pubblicato in: Eventi da raccontare

di Carmen Autuori

In Irpinia, la terra di mezzo da cui non si vede il mare, ma che è stata crocevia di storia e di civiltà grazie alle antiche via che l’hanno attraversata, c’è un esercito di donne forti e coraggiose, e allo stesso tempo gentili, che guidano il 46% delle aziende agricole, in un’area tra le più verdi d’Italia, dalla straordinaria biodiversità che parla attraverso prodotti di assoluta eccellenza.

Per dare voce, volto e valore a questa realtà spesso poco conosciuta, l’Associazione Donne in Campo, nata nel 1999 e presente su tutto il territorio nazionale che ha lo scopo di sostenere, divulgare e supportare l’universo agricolo al femminile guidata da Pina Terenzi, presidente nazionale, e la CIA Avellino, presieduta da Stefano Di Marzo hanno dato vita, all’interno del Complesso Monumentale del Carcere Borbonico ad una interessante giornata di dialogo, confronto e anche di progettazione di azioni da mettere in campo in vista dell’ Anno Internazionale dell’Imprenditrice Agricola 2026.

L’evento si è svolto in due momenti, il primo centrato sul confronto istituzionale che ha visto la partecipazione di esponenti del Parlamento Europeo, di istituzioni regionali, del mondo accademico e dei vertici delle organizzazioni agricole, tutti concordi su un punto: l’importanza di un’agricoltura al femminile per la tutela della biodiversità e dell’identità del territorio che diventa anche uno dei mezzi più efficaci per combattere lo spopolamento delle aree interne.

A seguire un momento dedicato all’incontro con le aziende agricole che hanno portato in degustazione le loro produzioni raccontandole (e raccontandosi) ad una platea specializzata composta da stampa di settore, ristoratori e operatori della distribuzione, 14 aziende al femminile che hanno rappresentato il cuore pulsante di una regione che resiste nonostante difficoltà enormi.

<<Questa giornata è nata con lo scopo di immaginare, e programmare, una serie di eventi in vista dell’anno dedicato all’agricoltura in rosa – ha spiegato Stefano Di Marzo -, tesi a comunicare in maniera efficace le produzioni eccellenti di queste piccole realtà che fanno fatica ad uscire dai confini locali. Sono aziende giovani sia perché costituite da pochi anni, sia perché guidate da giovani donne che hanno deciso d’investire nella loro terra, molte di loro con un percorso di studio brillante alle spalle, alcune sono emigrate per poi tornare, altre non hanno mai voluto lasciare l’Irpinia, tutte mosse dal coraggio di trasformare la terra prendendosene cura, portando avanti un progetto sostenibile fatto di un’agricoltura eroica e di qualità.

Come primo passo, stiamo immaginando un “paniere” con i nostri fiori all’occhiello, vino, olio, castagne, nocciole, ortaggi molti dei quali Presidi Slow food, da promuovere nelle più importanti fiere nazionali. Questo è stato un anno terribile per l’agricoltura irpina tra attacchi parassitari, cambiamenti climatici e il gioco al ribasso dei prezzi introdotto dalla GDO. Per questo molte aziende agricole hanno preferito chiudere il cerchio trasformando i prodotti in piccoli ma attrezzatissimi laboratori, in modo da arrivare direttamente ad una fetta di mercato composta da consumatori consapevoli e attenti. Ecco allora che è ancora più determinante il contributo femminile, tradizionalmente capace di conservare i frutti della terra che avrebbero dovuto assicurare la sussistenza per tutto l’anno>>.

L’importanza della sinergia e di una rete tra produttrici è fondamentale tanto quanto un’agricoltura di qualità e Donne in Campo nasce proprio per supportare le aziende agricole al femminile.

<<Le alleanze ci permettono di arrivare lontano – ha sostenuto la presidente Pina Terenzi -, lo abbiamo riscontrato negli incontri nazionali che vedono la presenza di tutte le presidenti regionali. Incontri che diventano, ogni volta, fucine di idee, stimolo per nuove opportunità, oltre che confronto per la soluzione di varie problematiche. Le aziende agricole al femminile non sono solo prodotti, ma anche contenitori di benessere, penso alle fattorie didattiche oppure all’ Agro asilo, un vero e proprio asilo nido che accoglie bambini prima della scuola materna ponendoli a contatto con la natura e stimolandone un corretto sviluppo evolutivo>>.

<<Il coraggio di trasformare la terra, non è un titolo – ha dettoe Jessica Malerba, presidente Donne in Campo Avellino – ma il racconto delle donne irpine del loro impegno, al netto di storytelling, della tenacia, della visione e dell’audacia che appartiene al loro quotidiano. E lo dimostra la loro capacità di reinventarsi, per esempio con la trasformazione dei prodotti. Oggi le donne sono protagoniste di un’agricoltura basata su criteri moderni, ma non hanno smarrito il concetto di cura del Creato. E questo è il loro vero valore aggiunto>>.

Il supporto a questa realtà deve essere prioritario anche per le istituzioni che devono prevedere risorse da destinare alle piccole produzioni, unico modo per salvare la dorsale appenninica. Fondamentali sono canali privilegiati di accesso al credito da destinare alle giovani imprese, linfa vitale di territori al di fuori dei circuiti commerciali che guardano al territorio e si riconoscono in esso, sono queste realtà il vero aggancio con il futuro, come ha ben illustrato Gianfranco Nappi di Rigenera Campania.

Le aziende “audaci”

Vino, olio, castagne, formaggi, prodotti da forno, miele, ma anche gelati, candele, bar che, assieme a distillati e cocktail, hanno proposto finger food che attingono dalla tradizione contadina irpina: 14 aziende hanno raccontato attraverso i prodotti e la loro trasformazione il patrimonio di inestimabile valore della biodiversità irpina.

Francesca Russo del Poggio del Picchio di Aiello del Sabato, trasforma frutta antica in confettura o in succhi: mela cotogna, pera Mastantuono, giuggiole, mela limoncella, mela chianella, mentre Maria Iannicello produce olio di Ravece e Aglio dell’Ufita Presidio Slow Food.

 

Stella Maccario dell’azienda I Coribanti, avvocato e una grande passione per il miele, realizza candele in cera d’api totalmente naturali nel laboratorio in periferia di Avellino.

Carmen insieme alla sorella Loreta dell’Azienda Agricola Buccino Pasquale da tre generazioni, a Bagnoli Irpino produce pecorino bagnolese con latte proveniente da vacche al pascolo sull’altopiano di Laceno.

C’era Mariateresa Pagliarulo di Molino Pagliarulo a Vallata che produce farina macinata a pietra, pasta, pane e altri prodotti da forno tutti da grani autoctoni coltivati in 18 ettari di terreni di montagna, mentre La Fattoria dei Marra di Volturara Irpina è custode dei Fagioli Quarantini e dei ceci della Valle del Dragone, oltre che produttrice di caciocavalli podolici.

Da Monteforte Irpino Filomena Quaresima dell’omonima azienda trasforma nocciole e castagne in creme spalmabili indimenticabili.

Immancabili le castagne della storica azienda Malerba, fondata nel 1875, da quelle del prete, ai marroni, alle castagne ricoperte di cioccolato, agli snack in monoporzione e le Castagne Petretta da Volturara Irpina.

Magnifici i gelati di Che Sapò, spin off del caseificio Iliana di Bonito: cremoso di strega, cioccolato e ricotta e sorbetto di percoche e aglianico.

Accanto ad esse i vini di Rocca dell’Angelo di Venticano, Gaia Minieri con Hirpus, di Garife, Biocolture di Torella dei Lombardi, l’olio di Ravece di Cerullo, a Castel Baronia, la macelleria Caccese di Teresa Iacoviello di Montecalvo Irpino.

 


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