
Queste immagini non hanno bisogno di molti commenti. Siamo nella bella proprietà della famiglia Iaccarino proprio di fronte Capri acquistata negli anni ’90 inizialmente per fare olio. Ora è diventata soprattutto una filosofia produttiva, in largo anticipo rispetto agli stili che stanno prendendo piede e che a breve saranno dominanti.
La creazione di un circuito mondiale di giovani chef e grandi cuochi che vanno e vengono da Tokyo a Santiago come noi da bambini si passava da una stanza all’altra della casa, il peso della massa critica asiatica, la velocità con cui viaggiano le materie prime e si affermano sulle tavole, la possibilità di imparare ed esportare tecniche. Tutti elementi che stanno portando ad una cucina gourmet mondiale dove è sempre più difficile distinguere il territorio e, soprattutto, differenziarsi per farsi ricordare.
Così, dopo aver fatto entrare per primo la tradizione partenopea nel circuito gourmet, Alfonso affida a se stesso e soprattutto ai suoi figli questa carta che nessuno può giocare. L’unicità di questi luoghi, la qualità eccelsa dei prodotti, la filosofia in armonia con la natura.
Si tratta di uno smarcamento, la mossa del cavallo, ben presto già imitata da molti che oggi, direi giustamente, prima esibiscono l’orto e poi la tavola.
Il discorso è un po’ simile al vino: difficile oggi berne cattivo in giro per il mondo, forse impossibile. Ma difficile anche bere bottiglie che si fanno ricordare, caratterizzate, uniche.
Sarà così anche per la gastronomia. E, anche qui come per il vino, diventa essenziale per un certo tipo di clientela la questione della salubrità dei cibi e del benessere a tavola.
Bonus che solo culture gastronomiche a base vegetariana e marinara possono esprimere con una certa naturalezza senza doversi forzare o inventare nulla.
Durante la nostra visita al Don Alfonso ci siamo trattenuti per tutta la mattinata qui.
Naturalmente, nonostante il sole, l’azzurro del cielo e del mare, il verde di Capri, bisogna dire che questo è un antro psicologico di Alfonso: l’unico posto dell’azienda che si è riservato.
Qui diventa notiziabile la maturità dei piselli e dei cucuzielli, la salute degli animali, la fine in pentola di un gallo che beccava le galline e tutto assume un giusti ritmo di fronte al quale persino Sant’Agata appare come città confusionaria e rumorosa.
Così questo luogo diventa il modo migliore per spiegare i piatti del Don Alfonso.
Ai giovani bisognerà spiegare che andare in tv è necessario per diventare famosi. Ma che per non essere dimenticati bisogna lavorare. Giorno dopo giorno.
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