Le ragazze e una promessa non mantenuta: arrestato Franco Bonanini, presidente del Parco delle Cinque Terre

Pubblicato in: TERZA PAGINA di Fabrizio Scarpato

di Fabrizio Scarpato

La ragazza col camicione di mille colori dipinge case colorate e piccole scene di vita sulla faccia interna del guscio dei muscoli, l’altra crea acciughe di pezza, l’ultima intreccia rami di vimini a creare nasse che non pescheranno né pesce, né altro.
La ragazza appena laureata in biologia è imbarcata su un peschereccio che s’è inventato il pescaturismo: diversificare, si dice. Lei ti racconta la sua tesi, ti parla di pesce, di pesca, di reti, di economia e rispetto per il mare.

Ci sono molte donne a Mytiliade, l’incontro tra mitilicoltura e cucina, artigianato e mare, pesca e vino che si snoda sul lungomare di Lerici.
Sono giovani, sono cuoche, sono mogli e figlie di pescatori, sono motivate e guardano avanti, pur rischiando una certa ripetitività in un continuo incrocio di territorio e ambiente, tracciabilità e sostenibilità. Mode. Ma fanno, inventano qualcosa, in prima persona.

C’è la ragazza sommelier, che ha inventato un’enoteca sulla Via dell’Amore a Riomaggiore, un posto dove tocchi il sole al tramonto e il treno della stazione ti ricorda i trenini Rivarossi tanto sembra un giocattolo, incastrato in mezzo a due gallerie là sotto, tra le case colorate e il mare. Lei parla di vino, di vigne antiche, di muretti tirati su talmente vicino al mare che ci potresti anche pescare, di fatica, di cinghiali, di vignaioli barbaricamente coraggiosi e di camminatori imbarbariti che mangiano l’uva sulle vigne, lì a portata di mano, semplicemente per rifocillarsi.
C’è la ragazza americana (oddio ragazza… di spirito, diciamo) che assaggia tutti i vini Cinqueterre possibili, si perde tra fiori e sapore di sale e si meraviglia che molto spesso le bottiglie costino così poco.

Ci sono Le ragazze del Parco, la cooperativa che da qualche anno s’è messa in testa di salare le acciughe di Monterosso secondo tradizione: di mestiere incrociano acciughe ventre e dorso, ventre e dorso fino a farne anche cinquanta chili, sale compreso e ci sbattono sopra un pezzo da novanta, chili, intendo. E aspettano. Le loro acciughe sono morbide, di morso, consistenti e piene, forse dolci. Sono fieramente decise e decisamente belle, sia le acciughe che le ragazze.
Tutte queste donne lavorano con passione, hanno scelto attività complicate, e sicuramente dietro le loro scelte c’è un buona dose di fiducia, un senso di promessa che le ha portate a discutere con il futuro, pronte a decapitare ed eviscerare acciughe, come a parlare di lampughe a turisti magari solo in cerca del pittoresco: perché ne vale la pena.
Ieri, all’alba, hanno arrestato il Presidente del Parco delle Cinque Terre, il sindaco di Riomaggiore, il capo della Polizia locale, il capo dell’Ufficio Tecnico, tra gli altri, con altri. Associazione a delinquere, falso, truffa.

Tristezza.  Per uno spezzino è un po’ come se franasse tutto, dalla Cigoletta giù fino a Fegìna, da San Bernardino al Gùvano, da Fossola a Tramonti. Non basterà risalire sulle ginocchia la scalinata a perpendicolo su Monesteroli per recuperare credibilità. Io non partecipo al gioco al massacro, non mi prendo rivincite, non mi accapiglio su dove venissero realmente pescate le acciughe, non so nulla di pescatori bistrattati o vignaioli turlupinati. Da fuori, mi fidavo. Ero orgoglioso.
Non so come la pensino quelle ragazze così partecipi del progetto Cinque Terre: so soltanto che, in ogni caso e comunque vada, qualcuno dovrà metterci la faccia e prendersi la responsabilità di dire loro se quella promessa ha ancora un senso. O se è solo carta straccia.


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