
di Laura Guerra
Sedersi a tavola è un gesto politico. Lo dice subito e a scanso di equivoci Mariachiara Montera nel suo libro Sugo, uscito da qualche settimana per i tipi di Blackie edizioni.
E prima ancora del gustare bocconi e sapori, lo sono il fare la spesa, scegliere gli ingredienti, il cucinare, il tempo che si può dedicare alle consuetudini che trasformano il nutrirsi in un piacere. Per sé, per le persone che ci amano e per quelle per le quali prepariamo da mangiare.
Cinque capitoli – presentati da un “accordo” e un’introduzione, e fermati da conclusione e ringraziamenti; piccoli indicatori che fanno da bussola sospesa tra il rassicurante e il responsabilizzante e ti sostengono in una lettura di pagine che sanno essere leggere e profonde.
Le storie squadernate sono racconti di cibo vissuto da lei e da Alessia Morabito, Angela Sguarcia, Nina Gigante, Luisa e Sui Qin Zhou che “hanno aperto le loro cucine e raccontato i loro appetiti”, fanno da coordinate di tempo e spazio e parlano di cicli femminili legati ad abitudini familiari, condizionamenti sopra e sotto le tavole apparecchiate, usanze confortevoli e idiosincrasie inopportune eppure reali e legittime.
Inutile girarci attorno, anche le più attrezzate di noi corredate da letture postfemministe, sanno che il rapporto delle donne con i fornelli parte perché “si deve”, persino nei modelli familiari più progressisti, anche se nessuno te lo ha detto. Poi nella costruzione di una propria individualità, indipendenza economica e consapevolezza etica ci si riconosce e autorizza il lusso di cucinare per il piacere di farlo.
Un dovere sociale, sedimentato nei decenni, segnato dalle abitudini, dalla divisione del tempo femminile, sempre più vorticosamente ritmato tra lavoro e cura che assorbono ed erodono quello per sé. E poi c’è il dato economico che alimenta consapevolezza e una certa etica in chi può permettersene il prezzo e chi invece non avendo una capacità di spesa alta si assume la responsabilità di utilizzare cibo a basso costo e ruminando sensi di colpa. Alzi la mano chi di noi ha sentito il campanellino della “cattiva donna di casa e madre inadatta” mettendo nel carrello una confezione di sofficini per risolvere una cena.
Fili intricati direte, che portano ad interrogativi con molte risposte o con nessuna soluzione. Forse. Semplicemente non ci sono strade facili nel groviglio della complessità fra natura della donna che genera e allatta e cultura che di secolo in secolo tra arretramenti e rivoluzioni ci costringe a dover ribadire che cucinare e mangiare è un gesto politico consapevole e non un negoziato.
Il valore del libro sta nell’aprire (e chiudere) con le storie delle protagoniste, diversi focus fra cibo, corpo, scelta, consapevolezza, ruolo sociale, limiti economici. Lo fa con penna delicata e narrazione puntuale che sottintendono approfondimenti robusti e riflessioni profonde. A tutto vantaggio di una lettura che scorre via leggera di un volume solo apparentemente piccolo ed innocuo come un temporale d’agosto. Si arriva in fondo lievemente e torna il cielo di sempre ma qualche squarcio d’orizzonte si è nel frattempo modificato.
Nelle ultime pagine dissemina altri nodi e contraddizioni, sceglie di non aprirli ma è chiaro che il piano della riflessione passa dalla sfera casalinga e familiare a quella della pubblica che chiama in causa intrecci economici, interessi multinazionali, decisori istituzionali. Sono poche righe tanto intenzionali quanto appena accennate, ma presenti per gettare i semi (forse) se siamo pronti lettori, lettrici e autrice a volere guardare dentro quei grovigli.
Ed ora due parole su Mariachiara Montera: autrice di progetti di comunicazione gastronomica, podcaster, food trotter, promotrice dei bookclub saporiti Burro e Banchetto, firma di Food and Wine e Gastronomika, animatrice della newsletter Conserve anche in versione ascolto in cui racconta storie di cibo. Molto interessanti i podcast Al nocciolo per scoprire segreti e virtù dell’olio extravergine d’oliva, Lingua narrazioni in cui incrocia cibo, corpo, femminile e Guscio preziosa audioguida sulla psicoterapia.
Ha firmato “Non dipende da te” un saggio in versione ebook per riconoscere e superare i sensi di colpa e l’inadeguatezza individuale nella grande trasformazione che ha investito l’accesso al mercato del lavoro.
Nativa di Olevano sul Tusciano, vive a Torino, la attraversa e promuove con divertente curiosità con Torino Elettrica community nata per segnalarsi posti dove andare a mangiare e molto altro.
Ha ideato Pensieri di Burro linea (tentatrice) di cartoleria.
Prima di stabilirsi sotto la Mole è passata per molte altre città, amori, case e cucine.
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