Lo Scopettaro a Testaccio, 90 anni di cucina romana ben portati e una carbonara al top a Roma

Lo Scopettaro a Roma
Lungotevere Testaccio, 7
Tel. 06.5757912
Aperto tutti i giorni a pranzo e a cena
www.loscopettaroroma.com

Lo Scopettaro a Testaccio

di Virginia Di Falco

Lo Scopettaro a Testaccio è un’osteria di cucina tipica che rientra nelle Botteghe Storiche di Roma, avvicinandosi ormai ai 90 anni di vita. La leggenda – una volta tanto assolutamente plausibile – narra che all’inizio fosse la bottega di un artigiano che faceva scope di paglia. Un giorno la moglie, in un angolo del locale che dava sul Lungotevere, cominciò a preparare la pasta e fagioli per il pranzo. Molti passanti, attirati dal profumino dei legumi in cottura, entrarono a curiosare, pensando si trattasse di un’osteria. Da quel momento, pare, non si sia mai smesso di cucinare.
Oggi, dopo diverse gestioni, lo Scopettaro è portato avanti da due fratelli, Alessandro e Gabriele Trombini che, circa 10 anni fa, hanno deciso di impostare il menu guardando ai classici della tradizione.

Il locale è arredato in maniera semplice, piuttosto rustica, e per fortuna con pochi fronzoli. I tavoli con le tovaglie a quadri si distribuiscono su due piani, in tre sale. A rendere confortevole l’atmosfera più che l’ambiente può il servizio: una squadra di ragazzi col sorriso e la battuta pronta, motivati e gentili.

A tavola, dunque, si punta dritto alla cucina romana, senza deviazioni. Le ricette, a partire da carbonara e amatriciana, sono eseguite in maniera rigorosa e, più in generale, il menu è una sorta di abbecedario romanesco, prevalentemente testaccino (cioè basato sul quinto quarto, ciò che restava dal lavoro di macellazione delle carni): dalla coratella con i carciofi ai nervetti di vitella, dai tonnarelli alle fettuccine, dalla pajata alla coda, e così via.
La trippa, servita come antipasto nel tegamino di coccio, è davvero buona: completa di tutti i tagli, tenera e saporita, con un sughetto di pomodoro tirato al punto giusto, che invita alla scarpetta (anche perché il pane è ben più che discreto).
I primi piatti sono eseguiti sia con pasta di grano duro (prevalentemente mezzi rigatoni) che con pasta fresca (tonnarelli e gnocchi, per le ricette classiche, ma si fanno anche ravioli e fettuccine).

La carbonara, che qui va per la maggiore, è il primo piatto che ci è piaciuto di più, con l’uovo dalla cremosità equilibrata, un ottimo pecorino DOP e con il guanciale tagliato sottile ma non secco e dunque non eccessivamente salato.
Ben eseguita anche la gricia, nella versione con i tonnarelli, così come gli gnocchi cacio e pepe. Forse solo l’amatriciana è risultata al di sotto delle aspettative, per un sugo di pomodoro poco incisivo.

Tenero e profumato il carciofo alla romana, piatto della tradizione che, quando ben eseguito, riesce a dare dignità anche al povero prezzemolo.

Si chiude con dolci preparati in casa, dalle crostate al soffice tiramisù, fino al tocco finale gradevole e un po’ antico della mela caramellata al vino rosso.
Piccola carta dei vini, prevalentemente regionali, che meriterebbe una sveglia, anche per meglio sintonizzarsi con piatti che, nella loro schiettezza e pulizia, rispondono in maniera efficace ai canoni della trattoria moderna.
Conto sui 35 euro.

Lo Scopettaro a Roma
Lungotevere Testaccio, 7
Tel. 06.5757912
Aperto tutti i giorni a pranzo e a cena
www.loscopettaroroma.com


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