
Ieri il ministro Dario Franceschini è stato a Capodimonte su invito del direttore da lui nominato per mangiare una pizza.
Il piano non era male: se il voto a Seul sul riconoscimento dell’Arte dei Pizzaioli Napoletani si fosse tenuto come da calendario avrebbe messo lui il cappello mediatico su questo successo italiano, anche perchè lo sforzo del suo ufficio stampa ha portato decine di giornalisti a registrare l’evento.
Peccato che il suo ministero, quello dei Beni Cuturali, quando si trattò di scegliere la candidatura italiana da proporre al’Unesco si sia opposto all’Arte dei pizzaioli napoletani sostenendo l’importanza mondiale dei riti celestiniani.
Non sappiamo se per una faida tra burocrati o per gelosia verso il ministero delle Politiche Agricole che invece l’aveva sostenuta sin dal primo momento. O perchè la pizza non era giudicato un tema di rilevanza culturale in un Paese in cui molti intellettuali a corto di argomenti si occupano di cibo dopo che hanno capito che è l’unico modo per vendere qualche copia.
Dario Franceschini ha finalmente firmato la petizione per sostenere la candidatura. Invece di essere la prima firma è stato il duemilionesimo. Ma va bene così:-)
Napoli però accoglie tutti da secoli, ma proprio tutti. Anche Dario Franceschini che era venuto a festeggiare una vittoria di un progetto a cui si era opposto.
Così vanno le cose in Italia
Alè
Ps: dobbiamo osservare però anche i perversi meccanismi dell’informazione.
Per l’effetto gregge quasi tutti stavano a Capodimonte mentre il fatto, la notizia, era alla Reggia di Portici dove si presentava uno studio che ha rivelato scientifcamente dopo tre anni di ricerca che Terra dei Fuochi a tavola è stato un colossale fake.
Così vanno le cose in Italia
Alè
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