
di Alfonso Sarno
Quinto Orazio Flacco, poeta latino nato a Venosa nel 65 a.C. scriveva nei “Sermones”, una raccolta di componimenti satirici pubblicata a partire dal 35 a.C. che «Ridentem dicere verum: quid vetat?» ovvero che è possibile dire la verità ridendo: operazione certamente delicata che presuppone nel fustigatore dei costumi, saggezza, ironia anche verso se stesso e, perché no, uno sguardo indulgente sulle debolezze umane.
Una dote, questa, che senz’altro possiede Maddalena Mazzeschi, autrice del divertente libro “Tappi, tacchi e miracoli – Il lato spirit…oso della comunicazione del vino”, edito da Giraldi ed in libreria da martedì 30 settembre dove ha raccolto aneddoti, frutto di 40 anni di lavoro raccontati con elegante understatement nato in lei quando – prima, unica e sola studentessa dell’Istituto Agrario affermava di avere tre caratteristiche inaccettabili agli occhi dei suoi colleghi studenti, tutti maschi, e cioè di essere “donna, brutta e secchiona”.
Ironia testimoniata dalla copertina con in primo piano le rosse scarpe dai i tacchi alti – simbolo universale di denuncia, memoria e lotta per i diritti delle donne, orgogliosamente portati dalla scrittrice fin dai primi anni di lavoro, che la contraddistinguevano ma le procuravano anche garbate prese in giro da parte dei colleghi di lavoro e dalle pagine ricche di “pillole” rigorosamente vere anche se, a volte, al limite del surreale. Un gustoso abbinamento che trasformano il libro in un divertente, esilarante, cartaceo spettacolo di cabaret con una carrellata di episodi che svelano i timori dei neofiti consumatori vinicoli. Un modo, questo, per sdrammatizzare l’impatto con il mondo di Bacco che con le sue regole rischia di allontanare tante persone messe in crisi da parole come abbinamenti, temperature, decantazione, annate, bouquet, guide e classifiche. «Il mio intento – afferma Maddalena Mazzeschi – è quello di dire: è importante conoscere il vino per poterlo apprezzare meglio, però deve restare un piacere ed un divertimento. Allo stesso tempo voglio anche fare conoscere la bellezza e la ricchezza della bevanda, nettare degli dei, difenderla da attacchi, a volte velleitari, che la demonizzano. Ricordare che è un prodotto ricco di anni di storia, cultura, fatiche ed ingegno umano». Ed anche, attraverso l’accattivante copertina ribadire ancora una volta l’importanza delle donne in un settore in crescita qual è quello vinicolo.
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