Nove vini campani per il pranzo di Pasquetta

Pubblicato in: in Campania
la pizza ripiena, uno dei simboli del pranzo pasquale o di Pasquetta

di Adele Elisabetta Granieri

Avete già tutto pronto per la scampagnata, compreso cestino con set di piatti e posate di plastica sepolto in cantina sotto un dito di polvere e le scarpe da trekking coordinate alla borraccia usate una volta otto anni fa? Siete ancora in tempo per abbandonare l’idea della gita avventurosa fuori porta o del pic-nic con tovaglia a scacchi, a favore di qualche soluzione più realistica. Se temete che l’ennesimo pranzo con amici e parenti possa trasformarsi in un’epopea dalla noia mortale, forse è perché non avete ancora abbinato i vini giusti! Eccovi qualche suggerimento che farà sì che a fine pasto riusciate a guardare la suocera con occhi diversi.

Si comicia con la “fellata”, antipasto pasquale per eccellenza, composto da uova sode, ricotta salata, capocollo e pancetta, seguita da tortano, casatiello e pizza chiena.

 

La prima bottiglia da stappare è un rosso fresco come il Gragnano “Ottouve” di Grotta del Sole (a base di Aglianico, Piedirosso e Sciascinoso a cui concorrono altre cinque varietà autoctone), caratterizzato da un bel colore violaceo vivo, profumi di ciliegia e marasca e da un sorso fresco e leggero o, in alternativa, il vesuvianissimo Gragnano di Sorrentino (a base di Aglianico, Piedirosso e Sciascinoso), dai sentori di frutti rossi e violetta e dal gusto deciso.

 

Proseguiamo con il primo piatto, che di solito consiste in una pasta al forno, da preparare in anticipo e trasportare facilmente, a cui abbiniamo un Piedirosso dei Campi Flegrei, come “Colle Rotondella” di Cantine Astroni, dai sentori di ribes e rosa, seguiti dalle inconfondibili note minerali e dal sorso fresco e sapido, o quello di “Agnanum”, dai profumi di geranio e scorza d’arancia.

 

La portata successiva è sicuramente l’agnello, alla brace o al forno, con patate, cipolle e piselli, con cui beviamo un Campi Taurasini, come “Rasott” di Boccella, ben delineato su note di frutti di bosco e fiori, richiami terrosi e speziati e dal palato vibrante.

 

Valida alternativa può essere un buon Falerno del Massico, come “Rampaniuci” di Viticoltori Migliozzi (Aglianico 70%, Piedirosso 20%, Primitivo 10%), dal naso complesso di frutti rossi, spezie dolci, sottobosco e note balsamiche e bocca dalla trama fitta e giustamente tannica.

Concludiamo con l’immancabile pastiera, che abbinata ad un buon passito è ancora più buona.

In questo caso possiamo optare per “Proditio” di Bambinuto, da uve Greco, un vino complesso e verticale, che oltre classiche note di uva passa, albicocca e fichi secchi, si arricchisce dei sentori minerali tipici del vitigno e fa seguire un sorso opulento e caldo, ma molto agile.

Valide alternative sono “Vo”, passito a base di uve Catalanesca di Cantine Olivella, dai profumi di miele, frutta secca e pasticceria e dal sorso equilibrato e non stucchevole o, per chi non ama le eccessive dolcezze, “Giardini Arimei” di Arcipelago Muratori, vino da uve surmature di varietà Montecorvo, Parracine, Ginestre, Belvedere e Fumarole, che gioca sulle note di frutta secca ed erbe aromatiche.

 

Per gli ostinati scampagnata: non dimenticate il cavatappi.


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