L’ultima moda: gli chef in pizzeria e pizze gourmet. Ma prima facciamoci cinque domande

Pubblicato in: Polemiche e punti di vista
Gianfranco Iervolino e Guglielmo Vuolo pizzaiuoli con il cappello da chef

di Tommaso Esposito

E’ bastata una mia semplice battuta  su Facebook. Eccola:
“Questa storia dei cuochi che vanno in pizzeria e fanno ‘nguacchi sta diventando una boiata pazzesca. A chi serve?”
Ed è scoppiata la bagarre.
Numerosissime letture del post e decine i commenti.


Pasqualino Rossi, pizzaiuolo: “La pizza è un piatto tradizionale, innovazione ma mai tralasciare la tradizione … Viva la marinara”
Giuseppe Di Ruocco, sommelier: “E’ una delle poche volte che concordo con un giornalista enogastronomico. Ci vuole ordine e progresso, stiamo sconfinando parecchio, tutto ci ritornerà contro,forse, a discapito delle radici.”
Marco Tango, pizzaiuolo: “Condivido pienamente.”
Pompeo Limongello, cuoco: “Oggi pur di farsi vedere, noi cuochi siamo disposti anche a cucinare.”
Raph Regan, blogger e personal cook a Oslo: “Eh… su questa new wave della pizza Napoletana ci cavalcano in molti. Serve a tutti e due, ai cuochi e ai pizzaioli. Però ogni tanto qualche cosa di buono può pure uscire.”

Raffaele Giustiniani, pizzaiuolo:”Bravo, non ne possiamo più.”
Giustino Catalano, food consultant: “Egidio Cerrone, di che parlavamo giorni fa?”
Bruno Sganga, giornalista enogastronomico: ” Amico caro e di gran livello, non mi pare che tutti fanno .nquacchi se distinguono bene le cose e se la farcitura di una pizza è ben distinta da piatti che invece pizzaioli anche chef possono fare alternativamente, ma giusto che non diventi una ulteriore moda cavalcata da mediocri…Evviva!!!

Francesco Salvo, pizzaiuolo: Una ulteriore moda cavalcata da mediocri , interessante affermazione. Forse lì è il nocciolo della deriva dei discorsi che innegabilmente c’e’stata.  Noi in carta avevamo pizze stellate. C’erano, riteniamo esaurito il loro apporto cosi come ideate per il nostro menu. Hanno avuto indubbiamente la loro importanza, ma nella loro originaria concezione hanno esaurito il loro compito. Stiamo vagliando il da farsi per il futuro.”
Luciano Furia, food photographer:”Diciamo anche che alcuni pizzaioli sono in grado di mettere sufficienti “inguacchi” sulle loro pizze, anche senza l’aiuto di cuochi esterni…”
Enzo Caruso, architetto: “C’era da aspettarselo, la responsabilità è di una “filiera” AUTOREFERENZIALE…”
Tonino Petrella, monzù: ” Negli anni 60 mi misero davanti, a Milano, una pizza guarnita con sottaceti.Il fatto è che quel pizzaiolo era un disgraziato, ma mi sa che in questa folle corsa verso il baratro ne vedo la clonazione in atto.”
Tiziano Terracciano, gourmet saggista: “È innegabile che, oltre la Marinara e la Margherita, la pizza piace molto anche con l’abbinamento di altri ingredienti (soprattutto se si tratta di eccellenze peculiari dei territori circostanti) sapientemente dosati dall’esperienza del pizzaiolo. Ben altro nome, e quindi non pizza, andrebbe coniato per gli nquacchi adagiati su delle banalissime focacce!”
Dario Meo, operatore del food: “Questa è solo l’ultima … le boiate così come le definisci tu sono tante anche con attori e soggetti diversi dai cuochi.È proprio il concetto di pizzeria che comincia ad essere sbagliato!”
Ermenegilda Cascone, ristoratrice: “Credo che sia un momento in cui si prova in tutti i modi di farsi VEDERE o meglio ancora di rendere contemporaneo un prodotto per troppo tempo fermo e appiattito nella proposta…e qui i cuochi fanno la voce grossa!”

Michele Deleo, chef:”Uno chef riconosciuto bravo serio e professionale, non creerà mai nguacchi, ma farà in modo nel pieno rispetto della madre pizza di regalarle con assoluta semplicita un altra visione gustativa..rispettando in pieno quelli che sono i principi che contraddistinguono la vera pizza napoletana…e cioè la pasta lievitata e gli ingredienti di primissima qualità che la compongono..inoltre poi c’è di base il fatto che molte serate nascono per il piacere di condividere un momento e di stare tutti insieme soprattutto in un momento difficile come questo dove le persone sono in difficoltà.”
Ecco questi sono alcuni degli interventi.
Essi già sono la testimonianza di quanto possa essere vivo il dibattito.

Con le cinque domande da porsi. I dubbi amletici.
E cioè:
1) Il pizzaiuolo  ha veramente bisogno dello chef per fare una buona pizza?
2) Il cuoco oggi ha veramente bisogno del pizzaiuolo per avere più visibilità ?
3) La pizza potrà mai diventare un piatto di alta cucina?
4) La pizza più buona è la Marinara, la Margherita o quella cosiddetta gourmet?
5) Il ristorante dovrà avere i prezzi della pizzeria o viceversa?


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