Arriva il nuovo Baladin a Piozzo, ma si pensa già al futuro

Pubblicato in: Voglia di Birra
Baladin, Teo

di Manila Benedetto

Nel mondo della birra italiana la notizia del momento è solo una: Baladin ha inaugurato il suo nuovo birrificio in una struttura imponente e con una lunghissima festa di quattro giorni.

Ma non c’è mica da meravigliarsi.

Teo (Musso) le cose in grande le ha sempre fatte, senza mai risparmiarsi e senza mai perdere il suo savoir faire ed anche questa volta ha centrato l’obiettivo. Certo, appena si giunge nel parcheggio davanti alla nuova sede la prima idea è pensare ad un grande parco divertimenti per gli appassionati di birra e non solo, ma forse anche questa dicitura un po’ pungente sarebbe riduttiva, il nuovo Baladin è perfino di più.

Prima di tutto è un sogno realizzato, perché Teo a guardare molto lontano è uno dei più bravi in Italia. Naturalmente al centro c’è un grande progetto imprenditoriale, ma alla base si scorge bene quella scintilla iniziale di passione (lasciata andare con le lacrime presentando il tanto amato Circo Bidon) che neanche il più cinico detrattore del Teo “Nazionale” potrebbe negare.

E poi, lui lo ha sempre detto che avrebbe fatto le cose in grande.

Quando racconta se stesso, la sua storia – anche ripetuta ogni domenica ai visitatori al pub di Piozzo, la Cantina Baladin, i nomi delle birre, le birre stesse. Ogni parola di Teo Musso è fatta sempre di uno ieri che diventa domani, che non passa mai da un presente statico.

L’immensa cascina parzialmente restaurata dice da sola proprio questo: i lavori sono sempre in corso, perché il progetto è solo all’inizio. A volte sembra proprio non esisti il presente “qui e ora” quando si parla di Baladin. C’è tutto quello che è il passato di una storia lunga 20 anni (per il birrificio, 30 per il pub) e quello che sarà il futuro da ora ai prossimi indefiniti anni.

La nuova Fabbrica Contadina di Baladin è un birrificio, ma anche un po’ museo interattivo, sede operativa del corso di alto apprendistato per mastri birrai (Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo) e laboratorio didattico.

L’Open Garden è uno spazio totale che è cascina, luogo di incontro (che diventerà anche un mercato contadino), con a disposizione un forno, una tap-room, una cantina, un punto vendita, un’area griglia per la cottura carni alla brace.

Il birrificio è composto da un impianto Spadoni da 50 ettolitri, una cantina (che crescerà) in cui si affiancano ai tank in acciaio anche enormi botti (di diversa portata fino a 100 ettolitri) in cui maturano le sue storiche Xyayù, Lune, Terre e una nuova Xyayù che riposa nella tradizionale botte giapponese per la salsa di soia, la Kioke.

Chiude la struttura un’ampia e moderna sala di confezionamento di nuova generazione per preparare 6.000 bottiglie/ora per il formato da 75 cl e 10.000 per il formato 33 cl.

Accanto sorge la Scatola di Rifermentazione. Un magazzino di 500mq a 4 piani completamente automatizzato che potrà gestire in autonomia la movimentazione di 2.500 pallet stoccati in tre zone: la cella di rifermentazione, la cella frigorifera, il magazzino di stoccaggio del prodotto finito.

Sembra già tanto, ma non è tutto. Baladin-Teo continua a parlare di sé pronunciando poco la parola artigianale e tanto quella agricolo. Il birrificio, infatti, si inscrive nei birrifici agricoli, usando in produzione diversa materia prima che giunge dalle proprie coltivazioni. Per il malto ben 400 ettari (tra Piemonte, Basilicata e Marche), diversi ettari di luppolo, di cui uno a poche centinaia di metri dalle strutture operative, e diverse fonti d’acqua della zona saranno integrate nella produzione. L’obiettivo è facile da intuire: utilizzare completamente materie prime autoprodotte.

Così tanta roba questo nuovo spazio, che Baladin ha intenzione di condividerlo ogni domenica con i visitatori, prevedendo un percorso guidato aperto ad ogni target di utenza.

Ma Teo Musso (quello “colpevole” della birra artigianale in Italia) non sa mai accontentarsi. Nel suo primo giro di presentazione dell’azienda, si ferma sotto una bottiglia trovata per caso incastonata sopra una finestra della cascina e racconta già la prossima visione: un crowdfunding per l’apertura al pubblico di tutta l’area verde, facendola diventare un parco a tema nel 2017.

Insomma, questa Baladinland, che farà sicuramente ancora parlare molto di sé.

(E d’altronde, quando anche il caso ci mette del suo per aumentare lo storytelling di un luogo, come avvenuto per la bottiglia così simile a quella Baladin nel muro della cascina, allora non possiamo che arrenderci tutti ed applaudire.)

www.baladin.it

 


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