Pantelleria, isola di resistenza agricola

Pubblicato in: I vini da non perdere
Grappolo di zibibbo fresco e appassito

di Adele Elisabetta Granieri
La coltivazione della vite ad alberello festeggia tre anni dal riconoscimento come Patrimonio Immateriale dell’Umanità da parte dell’Unesco, attraverso la creazione di itinerari tracciati dal Parco Nazionale di Pantelleria per mettere in primo piano questa pratica agricola come elemento identitario dell’isola. Un impegno importante, volto a far conoscere la Pantelleria più autentica, fatta di terrazzamenti e di muretti a secco, che cingono l’isola come abbracciandola per proteggerne i vigneti di zibibbo, i cappereti e i fichi d’india, seguendo l’andamento delle linee di pendenza.

Il ruolo predominante dell’agricoltura nell’economia dell’isola è conseguenza del rapporto ostico con il mare, dai fondali profondissimi e di difficile accesso, data la scarsissima presenza di porti naturali. Testimonianza del valore quasi sacrale attribuito alle pratiche agricole è il giardino pantesco, una vera e propria struttura architettonica di forma circolare, dove vive e cresce un’unica pianta di agrume. “U’ jardinu”, com’è localmente detto, protegge i frutti dal vento e consente di trattenere l’umidità notturna, creando all’interno un microclima più fresco ed umido dell’ambiente esterno circostante.

L’alberello è uno dei più antichi sistemi di allevamento del vigneto. La vite si sviluppa all’interno di “conche”, scavate nel terreno come fossero delle culle e la pianta viene lasciata crescere con dei pesi legati ai rami per favorirne l’espansione orizzontale. La conca attorno al ceppo accoglie al suo interno parte della pianta, consentendo sia di ripararla dai forti venti che sferzano rompendo la quiete isolana, sia di ottenere una riserva idrica derivante dall’accumulo di rugiada durante la notte.

“Il riconoscimento UNESCO
– ha spiegato
Luca Bianchi,
Capo dipartimento del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali –  valorizza questo grande lavoro fatto nel tempo dal contadino pantesco e noi abbiamo l’impegno di trasmetterlo alle nuove generazioni sotto forma di un’opportunità concreta per il loro futuro. Il marchio UNESCO infatti è un patrimonio da mettere in campo per agevolare la nascita di nuove attività agricole che possano dare sviluppo, crescita e reddito a questa terra allontanando in questo modo la fuga delle nuove leve da Pantelleria”.

Figura chiave nella tutela del patrimonio agricolo dell’isola, come tramite tra i produttori, la comunità e il Parco Nazionale di Pantelleria, è rappresentata dal
Consorzio Volontario per la tutela e la valorizzazione dei vini DOC dell’Isola di Pantelleria
. Il ruolo trainante del Consorzio, che punta ad allargare ulteriormente la base degli associati, viene sottolineato dal Presidente
Benedetto Renda
e dal presidente della Doc Sicilia
Antonio Rallo. L’obiettivo è quello di promuovere il Passito di Pantelleria sui mercati internazionali e di conseguenza invertire il trend negativo che riguarda la produzione vitivinicola: fino a cinquant’anni erano coltivati 4 mila ettari di vigneto, oggi sono meno di 600.

La coltivazione della vite ad alberello, dunque, oltre a svolgere un’importante funzione economica, rappresentata dalla produzione del pregiato Passito di Pantelleria, racchiude in sé un’importante funzione sociale quale elemento identitario che rappresenta la cultura e la storia degli isolani. Una comunità che è riuscita a sostentarsi plasmando un territorio impervio, creando paesaggio agricolo fatto di terrazzamenti, muretti a secco, dammusi e giardini, che sono la prova concreta e tangibile di una tradizione millenaria da sempre fondata sull’equilibrio tra uomo e natura, di cui l’alberello è simbolo.


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