di Luciana Squadrilli
“Il re e il principe della frittura italiana”. Così Luciano Pignataro presenta Pasquale e Gaetano Torrente, padre e figlio che dal borgo di pescatori di Cetara sono riusciti a portare il loro fritto non solo in ogni angolo d’Italia, ma anche del mondo grazie all’avventura con Eataly, mettendo perfino appunto un olio dedicato, Frienn, insieme a Olitalia. Non tutti sanno, però, che nonostante la tradizione culinaria di famiglia e quella – allargata a tutto il paese – del pesce azzurro, l’avventura dei Torrente con il fritto nasce proprio a Londra quando, in uno stop over nel viaggio verso il Canada, Pasquale assaggiò un fish&chips di scarsa qualità, per usare un eufemismo.
Tornato in patria, decise allora che avrebbe puntato anche lui a fare fortuna con il pesce (e molto altro) fritto, con gli opportuni accorgimenti: pescato locale – a cominciare dalle alici –, frittura di qualità e un nome azzeccato: non la solita friggitoria ma la Cuopperia – dal cuoppo, il cono di carta paglia in cui viene servito tradizionalmente lo street food fritto campano – in cui coinvolse anche il figlio Gaetano, all’epoca quindicenne e appena bocciato a scuola: una “punizione” che si sarebbe rivelata una fortuna. Il resto è storia, ma nonostante si sia preso le sue rivincite Pasquale non ha resistito alla provocazione: proporre il “suo” fish&chips agli inglesi: alici aperte a libretto e farcite con la provola prima di essere panate e fritte, accompagnate da crocchette di mallone – ricetta povera campana a base di patate schiacciate, acciughe e cime di rapa, che con il loro piacevole gusto amaro riequilibrano i sapori – e dai ketchup di pomodoro rosso e giallo messi a punto insieme a Così com’é. Così si chiude il cerchio tra il borgo di Cetara e l’elegante quartiere londinese di Chelsea, vicino a Kensington e al Baglioni, che nacque come villaggio di pescatori sulle sponde del Tamigi.
Foto di Andrea Moretti
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