Penta di Fisciano (Sa), Le Cinque Porte

 

Via Iannelli, 8
Tel. 089.958774
www.lecinqueporte.it
Aperto la sera, domenica e festivi a pranzo
Chiuso domenica sera e lunedì

Davvero la spinta propulsiva della Campania sembra inesauribile, piovono nelle cucine giovanissimi allievi di Marchesi, Gorelli, Iaccarino che a trent’annni hanno già girato l’Italia e mezza Europa. E gli investimenti non mancano, per fortuna. Come in questa bella realtà a Penta.

Siamo a due passi dalla città universitaria di Salerno, nel comune di Fisciano, lungo la valle che da Avellino porta al mare, a cinque minuti dalla mitica barriera autostradale di Mercato san Severino dove termina il pedaggio. Un’ora da Napoli, insomma.
Il borgo era già abitato ai tempi dei romani, il suo nome deriva dai cinque varchi di accesso ai tempi del suo massimo splendore, durante il dominio dei Principi di San Severino. Purtroppo resta una delle pochissime realtà ancora incredibilmente danneggiate dal terremoto del 1980 che qui ha picchiato duro.

La locanda delle Cinque Porte nasce proprio in un palazzo del ‘700 ben restaurato: il ristorante si snoda su una sala a elle arredata con gusto, circa cinquanta posti, hotellerie elegante e centrata. D’inverno è accogliente, d’estate è fresco grazie alle correnti d’aria che spirano dal massiccio del Terminio.

Lo chef Ferdinando Cuomo è originario della zona, alle sue spalle ha Palazzo Sasso, Londra in due riprese, il Grissini e poi come secondo chef del Brunello resturant presso il Baglioni. In Spagna nel bistellato Akelarre guidato da Pedro Subijana, infine da Carlo Cracco, a Positano presso il Sirenuse e al Baby di Roma. Insomma, di tecnica di cottura e organizzazione della cucina ha masticato, è il caso di dire, parecchio.
Si evince dall’organizzazione del menu, con proposte semplici e un paio di percorsi che si incrociano con discrezione. I piatti sono puliti, sempre con una idea attorno alla quale si costruisce la trama, i sapori delle materie prime rispettati e mai stravolti.
Partiamo dal menu Tradizione, offerto a 20 euro, presenta il millefoglie di funghi porcini e patate, i fusilli fatti a mano con ragù di cinghiale, tris di carne alla griglia e patate al forno oltre al dolce del giorno.
Ma questo è il Prêt-à-porter.

Il Benvenuto, ravioli di scarola di pasta filo con americana, è giovanile e simpatico. Una strizzata d’occhio al cliente

Anche il cuoppo è un ottimo intrattieni, mentre si aspettano i ritardatari, presentato come antipasto, ha ottimi arancini di riso venere, crocchette di orzo e funghi, anelli di cipolle.

Qui si avverte molto l’Irpinia, il piatto è goloso ed equilibrato.

Tra gli antipasti segnaliamo ancora il carpaccio di filetto con scaglie di parmigiano, rucola, scarola, nocciole tostate e condimento di senape e limone; i tomini alla piastra con verdure di stagione, affettato di salumi, una selezion idi formaggi e un antipasto Cinque porte con un po’ di tutto. Tra i 6 e i 10 euro.

 

 

Qui il piatto è proprio nordico. Non tanto per il radicchio, che in Irpinia cresce amarissimo, quanto per lo speck, decisamente da sostituire con lardi e salumi locali di cui il territorio è zeppo se non si vuole scadere nel franchising del gusto.

 

 

Tradizionale pasta e ceci napoletana irrobustita con i sapori montanari e contadini.

Tra i primi citiamo ancora, oltre i fusilli, ottimo risotto con zucca, salsiccia e caciocavallo e i ravioli ripieni di ricotta e noci con pesto: tra 7 e 8 euro.

Ottimo e classico piatto di carne, in questo caso il maiale arrosto alle erbe con il mallone, le papaccelle napoletane i riccioli di patate e una saporita porzione di broccoli.

Tra le carni segnaliamo: la tagliata di manzo nostrano alla griglia con radicchio, la bistecca con patate al forno e misticanza, la bistecca con taglio alla fiorentina e i filetti di spigola in crosta di pane alle erbe e salsa mediterranea. Tra i 9 e 12 euro.

Dunque esecuzioni inappuntabili, sapori decisi nei piatti, materia prima decisamente rispettata e valorizzata dagli accostamenti, è dunque necessario sbarazzarsi di note estere superflue (il termine branzino che fa troppo alberghiero nel menu, l’angus argentino è inquinante, meglio il vuccularo dello speck) e fare largo decisamente alla ricchezza dei prodotti della Campania, soprattutto in una zona radiosa e ricca come la Valle dell’Irno, crocevia dell’orticolo Agro Nocerino-sarnese patria del San Marzano, della montagna irpina e del mare di Salerno. Pochi posti in Italia possono vivere in una situazione così varia e favorevole e sono temi che devono entrare necessariamente nei piatti per il decollo.

Buona la scelta dei vini, anche qui bisogna triplicare la presenza campana (Fiano e Greco sopra tutti) per evitare un inutile appesantimento anni ’90 di stili enologici ormai decisamente demodé.

Insomma, complessivamente una esperienza gratificante, a metà strada fra Avellino e Salerno, con servizio in sala molto professionale e attento. Buon occhio anche sui pani e gli oli.
Consumando un pasto completo spenderete sui 35 euro e uscirete più che soddisfatti grazie all’ottimo rapporto tra qualità e prezzo.

Come si arriva
Uscire a Lancusi sulla superstrada Salerno- Avellino. Seguite le indicazioni per Penta e parcheggiate in piazza Diaz. Il locale è venti metri più sopra.


 

 

 


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