Il corso “Pizza Revolution” è ora completo: anche l’ultima lezione è online e le lezioni si possono vedere anche una dopo l’altra, concludendo l’intero percorso, come una serie tv, in binge watching.
Sono online sulla piattaforma Federica, sempre al link: https://www.federica.eu/c/pizza_revolution_
Il corso è disponibile nella sua interezza ed è così più semplice da seguire, con le tutte le lezioni disponibili gratuitamente, on demand. Il percorso didattico è il primo nel suo genere: 8 diverse discipline che raccontano la pizza in più sfaccettature, da quelle tecniche a quelle culturali, finendo in questa ultima lezione, con il trattare le implicazioni relative alla sua riproducibilità.
Ma cosa significa?
Nelle 7 lezioni online finora abbiamo capito da dove viene la pizza, cosa la distingue dagli altri tipi di focacce, quali sono i modi più corretti per impastare e cuocerla. A questo proposito sono stati realizzati anche 3 “tutorial” gratuiti e open access, disponibili qui: https://landing.federica.eu/pizzamooc/
e realizzati da tre “maestri” pizzaioli: Vincenzo Piccirillo per la pizza fritta, Enzo Coccia per la cottura nel forno a legna e Ciro Salvo per l’impasto.
La pizza è stata divisa in 8 spicchi uguali per importanza, diversi per consistenza e farcitura: abbiamo così compreso quali sono le regole per un buon impasto, una buona laminazione e infine una corretta cottura. Abbiamo capito che questo cibo è buono e fa bene, tanto da essere “nutraceutico” ed è questa combinazione di fattori che ha generato il successo planetario della pizza, associata al made in Italy come uno dei simboli del nostro successo artigianale. Ogni pizza è diversa dall’altra, ogni mano del pizzaiolo è parte di un’arte che è stata riconosciuta parte del Patrimonio Immateriale dell’Umanità. Nella ottava e ultima lezione indaghiamo le possibilità e le ragioni di questo successo attraverso due tipi di testimonianze: quella degli imprenditori e quella dei docenti universitari. Tre imprenditori –Alessandro Condurro, Gino Sorbillo e Franco Manna- raccontano il successo della pizza napoletana in Italia e nel mondo attraverso tre modelli societari diversi: il franchising, l’impresa unica, la catena di pizzerie finanziata anche da fondi stranieri. Due docenti universitari, la prof.ssa Valentina Della Corte e il prof. Matteo Lorito approfondiscono rispettivamente la tematica della pizza come attrattore turistico e della necessità di formazione sulla pizza.
La prof.ssa Della Corte illustra il fenomeno della pizza class e delle pizza experience, ovvero la volontà di venire a Napoli e più in generale in Italia per imparare a fare la pizza con le proprie mani o per vederla realizzare di persona dai pizzaioli depositari di un’arte antica. La pizza è diventata un’attrazione turistica che fa crescere il turismo del nostro Paese e che contrappone il fascino del prodotto artigianale alla pizza massificata (surgelata o precotta) e delivery delle grandi catene americane.
Il prof. Matteo Lorito, promotore del primo corso di laurea in Scienze Gastronomiche del Mediterraneo, nonché docente del Dipartimento di Agraria, spiega l’importanza della formazione nel campo enogastronomico, dove invece regnano ancora numerose contraddizioni, data anche dall’assenza di un percorso univoco e di caratura nazionale per diventare pizzaiolo.
La strada verso la consacrazione del modello di pizza napoletana ed in generale italiana, basato su prodotti certificati, realmente italiani, e sull’attività artigiana è ancora lunga e complessa. Il futuro della pizza, quindi, passa attraverso la consapevolezza di tutti questi elementi -la digeribilità, la cura per l’ambiente, lo stare insieme- e, come ha concluso l’autore, Luciano Pignataro, attraverso la formazione, anche teorica. Questo corso rappresenta un primo passo verso un percorso organico di studio a servizio del made in Italy, di cui la pizza, il vino, il caffè e tutti gli altri prodotti italiani, sono parte integrante.
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