
La cucina italiana a New York è ben lontana dal folklore: sono sempre più numerosi i bravi cuochi che arrivano qui portando tecnica, tradizione e prodotti. L’idea di Giuseppe Di Martino è stata quella di metterli insieme con l’aiuto dell’Associazione Cuochi presieduta da Massimo Carbone.
Delle 70 ricette ne sono state scremate dieci che hanno partecipato ad una finale combattuta e nella quale non è stato facile scegliere. Alla fine l’ha spuntata Massimo Sola, ex Eataly Roma, stella Michelin con i Quattro Mori, che ha aperto il Mamo a Soho con una ricetta semplice ed efficace: quasi una carbonara.
Ha battuto, veramente di un soffio e con una votazione finale finita 3 a 2, l’idea del cuoco de Le Cirque, un piatto goloso che puntava alla conserva di limone con panna e burro. Il piatto di Massimo Sola ha convinto per la finezza e l’eleganza in più.
La finale, che si è svolta alla Ribalta, considerata la prima pizzeria napoletana di New York ha visto dieci ricette di tutto rispetto e modi non banali di interpretare la pasta, la conferma che si tratta di un elemento indispensabile a caratterizzare l’italianità. Freschezza, capacità di abbinare nuovi ingredienti e buona tecnica alla base della sfida finale del Primo di Manhattan ideato da Giuseppe Di Martino.
La pasta resta un calcio di rigore e in questi anni di grande interscambio culturale favrito dalla globalizzazione, è un grande tapis roulant di sapori come poche altre cose.
Sicuramente la cucina italiana vive una fase esaltante, a cui contribuisce anche il primo posto di Massimo Bottura nella 50Best.
Del resto basta guardare questi piatti per capire che Primo a Manhattan è stato reso moto seriamente dai partecipanti.
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