Il tema del giorno è un emendamento di Lega e Fdl ad un disegno di legge che tenta di mettere ordine al Far West delle recensioni in Rete, molte delle quali, come è noto, false o di concorrenti diretti.
Il diritto costituzionale alla recensione
Ovviamente non è messo in discussione il diritto alla recensione, sancito dalla Costituzione che consente a tutti, dal cliente singolo alle guide, di poter esprimere il proprio parere su qualsiasi esercizio pubblico o prodotto
.
L’articolo 21 è chiarissimo.Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili. In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell’autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica [57, 58 bis c.p.] può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denuncia all’autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro si intende revocato e privo d’ogni effetto.
Nel 2001 il concetto di prodotti editoriali è stato esteso chiaramente anche agli editori del web equiparandoli agli altri media tradizionali.
Qualsiasi guida ha insomma il diritto di fare recensioni e classifiche, ovviamente esprimendo giudizi che non siano offensivi. Si tratta di un diritto costituzionale.
Qualsiasi locale pubblico può essere soggetto a recensione.
Non c’è nessun norma che preveda una regola, del resto quando il singolo individuo esprime una opinione su qualcosa (la mia migliore lasagna, la mia migliore tazza di caffé) ha forse provato tutte quelle che si fanno nel mondo? E’ ovvio che si riferisce alla propria esperienza. Ossia aggiungendo la precisazione “per me”. Ovviamente una guida inserisce in questo giudizio la sua cornice editoriale ed è solo il mercato che può decidere se sia o meno attendibile. Ossia se i clienti la seguono o meno.
Ma perché si è riacceso il dibattito?
Il motivo è che l’emendamento al disegno di legge prevede che la recensione possa essere fatta esibendo lo scontrino e non oltre un certo lasso di tempo per segnarne l’autenticità ma al tempo stesso per garantirne l’anonimato. Ora se per le guide e le imprese editoriali il problema non si pone perché c’è un direttore responsabile o i proprietari di un sito, nel caso dei clienti singoli il tema dell’anonimato ha sollevato molte obiezioni fra i cuochi e gli addetti ai lavori.
Io penso che sia giusto che una guida per valutare un locale o un prodotto possa dimostrare di averlo visitato e provato. Ma nessuno lo reputa legalmente necessario al momento.
Lo spirito dell’emendamento vuole essere un punto di equilibrio fra il diritto costituzionale dell’articolo 21 che consente a tutti di esprimere la propria opinione liberamente e le esigenze dettate dal diritto di privacy.
Il dibattito e aperto anche perché in realtà nel caso di recensioni o schede offensive (anche sui social con i commenti) è possibile rivolgersi alla Polizia Postale che può richiedere l’Id ai Social e individuare il soggetto per poi procedere con la querela di parte. E i social, lo sappiamo per confortante esperienza diretta, sono molto collaborativi quando è l’autorità giudiziaria a chiedere l Id di un account.
In sintesi
1-Tutti hanno diritto a fare recensioni e ad esprimere giudizi attraverso ranking, una pratica mondiale non solo italiana.
2-Nel caso di ranking può dare fastidio essere dietro a qualche altro, ma in sede civile sarà difficile dire di essere stati danneggiati se sei inserito fra i primi cento di oltre centomila ristoranti o pizzerie e se la scheda non è offensiva. E infatti la Michelin ha sempre avuto ragione quando si sono aperti questi dibattiti. Pensiamo alle classifiche dei panettoni, ai campionati della pizza, agli award, etc etc
3-Chi critica i ranking attuali può sempre farne dei propri se ritiene di essere più attendibile e più bravo.
4-Le recensioni negative sono un diritto ma non devono mai essere offensive. E per arginare questo fenomeno molto diffuso è in discussione il disegno di legge. Noi siamo contro l’anonimato, ma comunque esibire lo scontrino sarà un passo in avanti
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