
di Leo Ciomei
Quasi quattro anni fa lo chef Carlo Cracco venne messo alla gogna da tutti i quotidiani e mass media (blog compresi, ma non questo) per aver presentato un conto di euro 4.140,00 a dei clienti a cui aveva servito una generosa grattata da 3 etti di tartufo d’Alba al modico prezzo di euro 1.090,00/etto. Da lì chiamata dei carabinieri, denunce, offese, ecc… poi il silenzio.
La scorsa settimana il giudice (ma per ora non sono depositati gli atti) ha dato finalmente ragione allo chef milanese (vicentino, in verità) concludendo una vicenda che certo non aveva contribuito al buon nome di Cracco e del suo ristorante.
E allora ? Allora va segnalato che ad oggi solo Paolo Marchi sul suo blog Identitagolose e Dissapore, nelle notizie brevi, ne hanno dato notizia. Tutto tace dai maggiori quotidiani, La Stampa in testa, che ne diedero ampio risalto nei primi mesi del 2009.
Capisco che Carlo Cracco, a pelle, non sembri una persona particolarmente alla mano e simpatica (ma quanti di quelli che lo giudicano, lo conoscono davvero ?) ma un minimo di coerenza nel dare le notizie non gli spettava ? fra l’altro, parlandoci, non è nemmeno così antipatico…
Come scrive giustamente Paolo Marchi ricordando una frase del “Drake” Enzo Ferrari: “in Italia si perdona tutto meno che il successo”.
Dai un'occhiata anche a:
- Fine dining in crisi? I cuochi hanno dimenticato i clienti, detto da un cuoco stellato
- Inizia la stagione delle guide. Mettiamo un po’ d’ordine
- Recensioni anonime ma con lo scontrino? Il dibattito è aperto
- Il Fine Dining è morto, l’avanguardia pure e io non mi sento troppo bene
- L’alcol logora chi una bottiglia del barbaresco di Gaja non ce l’ha
- Le Figaro scatenato contro la pizza napoletana di Michele a Parigi
- Il mito della cucina delle nonne all’origine del Made in Italy
- Sapere gestire i social. Ecco un parametro nuovo da considerare anche nelle guide: il caso Pazzini