Ristorante la Leggenda dei Frati: la nuova stella Michelin di Firenze

Sala principale Leggenda dei Frati

di Fabio Panci
Lasciatasi alle spalle una bellissima e sorniona Firenze in un soleggiato ultimo sabato novembrino, imbocchiamo la ripida ascesa in direzione Costa San Giorgio, per arrivare al complesso museale di Villa Bardini, all’interno del quale si trova incastonato come un piccolo gioiello il ristorante la Leggenda Dei Frati.

Nel loggiato principale del palazzo, in due belle sale impreziosite da importanti opere d’arte provenienti dalla Galleria Continua di San Gimignano, gli chef-patron Filippo e Ombretta Saporito coadiuvati in cucina dal talentuosissimo Alessandro Rossi, ci accolgono freschi freschi di stella Michelin conquistata a meno di due anni di distanza dalla nuova apertura in città (dopo l’esperienza a Castellina in Chianti ed ancora prima ad Abbadia a Isola).

In sala troviamo la grande professionalità e sobrietà della giovanissima Elena, che ci accompagna al nostro tavolo prendendosi immediatamente cura da noi, da quel momento fino al nostro saluto a fine pranzo.

La luminosità, la bellezza, i colori e la stessa musica di sottofondo creano un’atmosfera intima, calda, accogliente con il risultato riuscitissimo di mettere a completo agio i commensali.

Poco dopo ci raggiunge lo Chef Filippo Saporito, il suo ampio sorriso, i suoi modi gentili contribuiscono ancora di più a creare una “aria di familiarità”, e tu non puoi fare altro se non affidarti alle sue sapienti mani per scegliere tra i numerosi piatti presenti nel menù.

Giusto il tempo di apprezzare le bellissime creazioni della Cristalleria artigiana Vilca-Colle, ed ecco arrivare le bollicine di benvenuto accompagnate da un cromatico e gustosissimo amuse-bouche.

Segue un altro must come il pane, nelle sue varie forme e consistenze (in una personale classifica i primi due posti vengono assegnati ex aequo alle preparazioni con 7 cereali e lievito madre), insieme alla “non ne potrai più fare a meno” crema di lardo di colonnata.

Arriva poi il momento della prima portata: Sgombro marinato, cialda di polenta con crema di carote, polvere di sedano. Piatto di forte impatto visivo, nella sua essenzialità e geometria, con un “assolo” deciso della materia prima rappresentata dallo sgombro.

Proseguiamo con la seconda portata: Spaghettoni “Gerardo di Nola” al burro e acciughe, tonno rosso e limone alla brace. Anche in questo caso il lato artistico della presentazione non può non essere menzionato. Seguono poi memorie olfattive e gustative di forte estrazione siciliana, e non potrebbe essere altrimenti viste le origini di Chef Saporito.

Segue la terza portata: Quaglia, petto ai cipollotti, bon bon di coscia, carote e fagiolini. Inno alla tradizione toscana, con alcuni influssi orientali (o meglio questo il mio remind degustativo) molto accattivanti nel bon bon.

L’ingresso nella ampia fascia di tempo dedicata ai golosi è riservato ad un “fresco” cono di cioccolato, con gelato al mirtillo. Acidità finale del piccolo frutto rosso, perfetta per pulire la bocca in vista del dessert.

Per finire la quarta portata: Pere e Cioccolato. L’estrema sintesi nella descrizione del piatto è direttamente proporzionale all’assaggio dello stesso con due elementi a rubarsi la scena reciprocamente. Parte fresca e corroborante rappresentata dalla pera, parte goduriosa lasciata in eredità al crumble di cioccolato.

I titoli di coda sono dominati dalle “coccole finali dello chef”, trittico composto da piccoli assaggi di cantucci, torta della nonna e panettone artigianale.

Conclusioni

Location: Unica. Magnifica. Indescrivibile. Obbligatorio prendere l’ascensore ed affacciarsi sulla terrazza con vista mozzafiato sull’ineguagliabile bellezza di Firenze.

Servizio: Professionale, Discreto, Impeccabile. Con un pizzico di informalità davvero molto piacevole.

Carta dei Vini: Ragionata e Oculata. Ampio spazio alla Toscana. Giusta attenzione a piccoli produttori. Bella selezione di bollicine e vini dolci.

Cucina: Raffinata. Evocativa. Cromatica. Essenziale. Piatti di grande classe, composti da materie prime eccellenti con rispetto ossequioso della stagionalità, fortemente ancorati alla tradizione ma con uno sguardo cosmopolita sul futuro.

 


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