Ritratti. Rosa Ferro e Alfonso Esposito e Doni dell’Erba

Pubblicato in: Personaggi

di Francesco Costantino

Alfonso Esposito è l’anima e il fondatore de I Doni dell’Erba, un’azienda situata tra Aquara e la suggestiva valle dell’Auso (località Comuni), un angolo di campagna incontaminata dove la natura regna sovrana. Qui, tra boschi, pascoli e terreni scoscesi, Alfonso ha sviluppato un metodo unico di allevamento: le sue due galline ovaiole vivono flottanti allo stato brado, libere di muoversi e razzolare in ampi spazi naturali, seguendo i ritmi della terra e del sole.

Il risultato è straordinario: le uova prodotte da queste galline non sono solo un alimento, ma una vera esperienza sensoriale, un simbolo di qualità, autenticità e passione. Nel giro di pochi anni, queste uova sono diventate un must-have per chi cerca eccellenza e genuinità nel cibo.

In questa intervista, Alfonso ci racconta la sua storia, le radici profonde nella terra, le sfide quotidiane, i segreti del suo mestiere e i sogni che ancora coltiva, offrendoci uno sguardo privilegiato su un mondo fatto di passione, rispetto per la natura e dedizione assoluta al lavoro agricolo.

Tra Terra, Tradizione e Futuro: Il Mestiere di Alfonso

Origini e ricordi

Raccontami un po’ da dove vieni. C’è qualche ricordo d’infanzia legato alla terra o alla bottega di famiglia che ti ha segnato?

Sono cresciuto a Battipaglia, un po’ anche a Salerno, e trascorrevo le estati a Caprioli di Pisciotta. La casa di famiglia era in quella che allora era campagna: peri, peschi, gelso, orto, animali da cortile… adoravo osservarli. La morte in fattoria non era crudele, faceva parte del ciclo naturale. Poi c’era il pane: imparare a impastare, far lievitare e cuocere mi ha insegnato pazienza e dedizione. Quella esperienza rimane la base del mio rapporto con la terra.

Il centro di Battipaglia non era bello, ma c’era vitalità. Salerno, invece, mi ha colpito per la luce, probabilmente grazie al mare. Ora ci porto le mie uova: lasciare la campagna per la città è più facile se si porta con sé qualcosa di vivo e concreto.

 

Giornata tipo

Come passa una tua giornata, dall’alba al tramonto? Quali sono quei momenti che proprio non cambieresti mai?

Non c’è una giornata tipo. Le uniche routine sono i giorni di consegna, ma anche raccogliere le uova diventa un momento di contemplazione: osservo gli animali, la qualità delle uova, lo stato del pollaio. Lavoriamo seguendo solo i ritmi della natura. Amo così tanto la campagna che, se non fosse per mia moglie e mia figlia, ci resterei fino all’ultimo brandello di energia.

 

Ispirazioni

Chi o cosa ti ha spinto a fare questo mestiere? C’è stato un episodio, una persona o anche solo un’idea che ti ha fatto dire ‘questo è quello che voglio fare’?

Il mio lavoro è una vocazione. Lavorare la terra è come giocare al mio gioco preferito. Mi ispirano filosofi e naturalisti come Francesco d’Assisi, Humboldt e Walt Whitman, e persone concrete come Thoreau e Don Luigi Ciotti. Voglio che la mia azienda diventi un modello replicabile di economia sostenibile, anche in aree interne depresse, con attenzione al benessere sociale e alla legalità.

 

Abitudini e rituali

Hai qualche piccola abitudine o rituale, magari una cosa che fai ogni giorno senza pensarci, ma che fa parte di te e del tuo lavoro?

La contemplazione è fondamentale. Passeggiare tra campi e boschi, osservare piante e animali. È riflessione, terapia e apprendimento continuo. Mia moglie scherza dicendo che “vado fischiettando tra i boschi raccogliendo bacche”, ma è il mio modo di sentirmi connesso alla terra.

 

Inizio e percorso

Come hai iniziato a lavorare la terra / con le mani? Ti hanno insegnato in famiglia, o hai imparato da solo? Raccontami un po’ i primi passi.

Ho cominciato con attrezzature manuali e un vecchio trattore da museo, smontato e rimontato più volte. Ho imparato molto da libri, esperimenti e corsi, e mi sono rialzato ogni volta che sbagliavo. La caparbietà e la passione mi hanno permesso di costruire le basi di un’agricoltura sostenibile, anche senza maestri diretti.

 

Segreti del mestiere

Ci sono cose che la gente di fuori non immagina del tuo lavoro? Piccoli segreti o accorgimenti che fanno la differenza?

La distanza tra il consumatore e l’origine del cibo è enorme. Non ci sono veri segreti, ma molti accorgimenti: uso di prodotti naturali, gestione intelligente di predatori e pascoli, minimizzare gli sprechi. Le galline vivono in pascoli rigenerati continuamente, i predatori vengono allontanati senza violenza, e il lavoro richiede attenzione costante. È un equilibrio delicato ma incredibilmente gratificante.

 

Il prodotto del cuore

Tra tutto quello che produci o coltivi, c’è qualcosa a cui sei particolarmente legato? Perché è speciale per te?

L’aglio è stato il primo, anche se ora ne produco meno per motivi economici. Le uova, invece, sono una svolta: chi le prova non riesce più a farne a meno. Ma ciò che rende davvero speciale ogni prodotto è il luogo: incontaminato, con escursioni termiche e suoli difficili, capace di donare qualità organolettiche eccellenti.

 

Sfide e soddisfazioni

Quali sono le difficoltà che incontri più spesso? E allo stesso tempo, quali sono le soddisfazioni che ti fanno pensare ‘ne vale la pena’?

La burocrazia italiana è la vera difficoltà. Tutto il resto, con passione e competenza, si supera. Le soddisfazioni? Le albe, i tramonti, i cieli stellati, la natura viva… e il riconoscimento sincero dei clienti.

 

Territorio e tradizione

Quanto è importante per te il legame con il territorio e le tradizioni locali? Come cerchi di trasmettere questi valori attraverso il tuo lavoro?

Il legame con il territorio è fondamentale. Le tradizioni locali stanno sparendo, ma cerco di conservarle e documentarle. Anche la semplice transumanza o le feste antiche sono gesti pieni di senso che collegano la produzione al contesto culturale.

 

Sogni e progetti futuri

E il futuro? Come vedi il tuo mestiere tra qualche anno? Ci sono sogni o progetti che vorresti realizzare?

Vivo il presente, ma sogno tanto: piantare 1.350 alberi di ulivo, rendere l’azienda visitabile, creare piccoli campi estivi per bambini, recuperare razze animali antiche… immagino un’agricoltura essenziale, fatta da pochi appassionati, e un turismo silenzioso e rispettoso, dove la natura e il lavoro umano trovano armonia.


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