
Un robot che fa il pizzaiolo, non le pizze. Ossia impasta, condisce, farcisce, inforna, regola la cottura a seconda del fuoco della legna proprio come un pizzaiolo. Molto più del povero e indifeso Hal 9000 di Kubric.
Napoli ha inventato la pizza e Napoli la distruggerà? I pizzaioli sorridono, è un futuro futuribile, ma possibile: il progetto pensato, manco a dirlo da un professore napoletano, Bruno Siciliano, tra i massimi esperti di ingegneria robotica del nostro paese è stato finanziato con 2,5 milioni di euro dal Centro di Ricerche Europeee e durerà cinque anni.
Poi, naturalmente dalla ricerca applicata si passerà all’aspetto commerciale, ma attenzione, lo scopo della ricerca è appura il raporto tra robot e materia dinamica, ossia in trasformazione, perché su questo campo c’è ancora tanto da lavorare.
In particolare ci si attendono grandi applicazioni in campo medico. Ma il professore Siciliano ha pensato che non si sia nulla di più dinamico ed elastico di una pizza napoletana ed è questo il volano comunicativo dello studio presentato ieri a Città della Scienza.
Senso innato nella comunicazione napoletano? Chissà. Intanto il momento clou sarà il prossimo anno quando Enzo Coccia dovrà fare lapizza in una “suite sensoriale” e sarà allora che Rodyman gli ruberà tutti i segreti.
Sul Mattino una pagina dedicata all’argomento con una intervista a Massimo Di Porzio che ci dichiara scherzando: “Se il professore riproduce il cuore dei pizzaioli napoletani allora saremo sconfitti”.
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