La Campana, il ristorante più antico di Roma compie 500 anni

di Virginia Di Falco
Questa è una recensione di … archeo-gastronomia. Prima di cominciare, però, mi sentirei di dividere gli archeo-ristoranti che sopravvivono agli anni (quando non ai secoli, come nel caso de La Campana che compie nel 2018 500 anni), sempre uguali a se stessi, in due grandi gruppi. Quelli che restano legati ad un’epoca e ai suoi piatti simbolo, come ad esempio i locali anni Settanta con cocktail di gamberi al buffet o quelli anni Ottanta con il risotto allo champagne, per capirci. Nel secondo gruppo metterei invece quelli davvero storici che, più che restare legati ad una moda, sopravvivono a tutte le epoche, grazie alla perpetuazione dei piatti tradizionali e alla trasmissione degli stessi codici e dei medesimi messaggi.

La Campana, locale storico ubicato da sempre tra il Pantheon e Pizza Navona, appartiene a questa seconda categoria, tanto più che stiamo parlando del ristorante più antico di Roma che compie 500 anni di vita e che sul proprio sito internet (sì: ne possiede uno, sempre aggiornato, e funziona pure!) fa giustamente grande vanto della sua vetustà. A portarlo avanti oggi Paolo e Marina Trancassini, discendenti di una famiglia di Leonessa che lo gestisce da più di cento anni.
Il locale è classico che più classico non si può, all’ingresso un grande banco frigo con le verdure e il pesce fresco in esposizione e, di fronte, il buffet con gli antipasti. Le sale sono ampie, in tutto siamo sui 120 coperti, legno e tovagliato come usava una volta. Anche il servizio ricorda quello di quando ero bambina: divisa d’ordinanza, di quelle che spesso sembravano di una taglia sbagliata, ma sempre cortese e con la battuta pronta.
Perché poi è proprio l’atmosfera – prima ancora che la cucina – a raccontare un ristorante d’antan. Come la geopolitica dei tavoli, quasi equamente suddivisa tra habituè come la vecchia signora elegante e solitaria nell’angolo; il gruppetto prolisso di colleghi di lavoro; il politico vecchia repubblica con accompagnatrice ventenne, più inossidabile del banco frigo all’ingresso; i giapponesi che immortalano tutto, anche i grissini in busta, vera icona pop della ristorazione italiana del boom economico.

Pane e acqua arrivano subito, un piccola carta dei vini sicuramente non ricercata, con qualche buona etichetta; ma questo è davvero il posto giusto per il vino della casa.
Un menu con decine di portate (esposto fuori, completo di prezzi), sempre le stesse, da sempre. Con una parte che varia a seconda del giorno della settimana. E quindi gnocchi il giovedi, belli ricchi di sugo saporito, con l’agnello; un po’ troppo cremosi ma nel complesso soddisfacenti  i tonnarelli con i carciofi.

Un po’ salato il carpaccio di baccalà mentre è eseguito a regola d’arte il petto di vitella alla fornara con le patate, uno dei secondi piatti della tradizione che ancora resiste in molte osterie romane.

Al manuale, poi, non manca nessun capitolo: dalle animelle al carciofo alla romana o alla giudia, alle puntarelle, amatriciana, carbonara, abbacchio, tutto il quinto quarto, e la mitica cicoria ripassata.

Così come la chiusura con il tiramisu’, con le pere cotte nel vino rosso, con le prugne o, infine, una spettacolare e gigantesca torta di mele.
Un luogo della memoria, imperdibile per gli appassionati del genere. Conto sui 35 euro.

Vicolo della Campana, 18
Tel. 06.6875273 – 347.1098632-335.5746026
Aperto a pranzo e a cena
Chiuso il lunedi
www.ristorantelacampana.com


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