
Capita spesso di vedere post di gestori di locali sulle stranezze e talvolta la scostumatezza dei clienti. E viceversa. Come dimostra la storia di Patrizio Pazzini, ristoratore di Montecatini che ha perso la pazienza con alcuni clienti di Taiwan come riposta l’articolo che pubblichiamo sotto.
La cattiva educazione e la mancanza di controllo dei propri impulsi primari ci sono sempre stati, ma il tema contemporaneo è che questi atteggiamenti che un tempo magari finivano con un reciproco mandarsi a quel paese, spesso diventano globali grazie ai social con conseguenze spesso inimmaginabili.
Le regole auree del comportamento di un tempo insegnavano che chi è in qualche modo nel commercio non dovrebbe mai esprimere pubblicamente le proprie opinioni politiche, sportive e religiose per non rischiare di perdere una fetta della clientela che la pensa diversamente.
I social stanno però mutano un po’ le regole e molti puntano proprio sulla polarizzazione per distinguersi, fare like e aggiungere follower. Avviene così che al tempo stesso Facebook e compagnia siano essi stessi lo specchio dei comportamenti sociali ma l’assenza di un confronto fisico tende poi ad esagerare ed è così che spesso leoni della tastiera, come vengono definiti alcuni account, diventano agnellini quando poi vengono scoperti sino a volte arrivare a negare di essere loro gli autori di insulti e aggressioni verbali.
In effetti, come abbiamo avuto modo di verificare anche noi di recente, non mancano i profili fake creati proprio alla bisogna.
In queste tempeste mediatiche è facile rimanere impressionati, ma alla fine quello che conta è la realtà fisica, concreta, di tutti i giorni.
Mi domando da un po’ di tempo se però la gestione dei propri impulsi non debba rientrare nei parametri di valutazione di un locale in cui chi lavora si lascia andare a questi comportamenti verbali sui social. Alla fine, chi di noi andrebbe da un proprietario di un ristorante o comunque di una attività gastronomica che passa il proprio tempo ad insultare le persone a destra e a manca e ad attaccare i propri colleghi? Segnali in questa direzione si sono manifestati inizialmente proprio su Tripadvisor, dove a fare le recensioni cattive di un locale erano spesso i concorrenti vicini o gli invidiosi del successo altrui.
Il tema di fondo è che sono le stesse piattaforme ad avere interesse in questi casini mediatici perché fanno i numeri indispensabili per la crescita dei propri affari. Tutti noi ormai, chi più chi meno, dedichiamo gran parte della propria giornata ad arricchire i più ricchi della terra dopo i signori del petrolio. Che per questo non hanno interesse a fissare regole certe sull’identità.
Addirittura chi ha un account deve augurarsi che arrivi qualcuno a contraddirlo per aumentare la platea di lettori e follower. Insomma, la realtà rovesciata: spesso dobbiamo ringraziare chi ci insulta perchè accresce la nostra importanza nella piattaforma.
Ma torniamo un attimo nel mondo fisico: consigliereste mai una pizza a qualcuno che per farsi spazio insulta i propri colleghi? Gli dareste i vostri soldi?
Ecco perchè, secondo me, chi consiglia, per diletto o per mestiere, per evitare brutte sorprese, farebbe bene a studiare il comportamento social perché sapersi comportare vuol dire anche gestire bene la sala oltre che realizzare buoni prodotti. E dunque, si: psicopatici, sfigati e incapaci che ruttano in pubblico sui social non possono rientrare fra le persone da consigliare per trascorrere qualche ora con amici e familiari o, semplicemente, per nutrisi nella pausa lavoro.
Per curiosità vi allego l’articolo da cui sono partite queste mie riflessioni
https://www.open.online/2025/11/15/montecatini-turisti-insultati-pizzeria-scuse-titolare-video/
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