
Ha attraversato la grande trasformazione, praticamente dal Dopoguerra in cui si produceva sfuso per dirigerlo al Nord e in Europa sino alla nascita della nuova cantina a Barile.
Ieri, improvvisamente, se ne è andato Giuseppe Paternoster, una delle figure chiave dell’Aglianico del Vulture.
L’avevo conosciuto nel 1995, durante il mio primo viaggio enoico a Barile, il paese albanese famoso per le sue cantine dello scescio. All’epoca la cantina di vinificazione era proprio nel centro, grandi vasche di cemento, vetroresina e qualche botte grande.
Piano piano i figli, soprattutto Vito e da qualche anno Sergio, avevano preso il timone dell’azienda ma a lui spettava l’ultima parola, attivo e vivace sino all’ultimo. Ma al tempo stesso schivo e molto riservato.
La Paternoster, storica azienda di riferimento nel Vulture, ha cambiato pelle adeguandosi al profondo mutamento del mondo del vino acquistando terreni e producendo in proprio gran parte delle uve utilizzate per fare i vini. Una trasformazione di cui non tutti hanno colto la necessità ma che invece Giuseppe ha voluto e realizzato
Un abbraccio a tutta la famiglia alla quale siamo profondamente legati da stima e affetto.
Dai un'occhiata anche a:
- Il Turno di Domani – Talenti under 35 dell’ospitalità – Luca Costagliola, Hosteria Bugiarda, Bacoli (NA)
- Giuseppe Bernardo, giovane dell’anno del Mattino: mi sono esercitato un mese ma non mi aspettavo di vincere
- Addio Stefano Incerti, lascia un vuoto nella famiglia del nostro blog
- Il mondo del vino al femminile: le figure italiane coinvolte nel settore 18| Anna Valli
- Giovanni Amodio: così abbiamo rimesso il fiordilatte sulla pizza
- L’uomo cucina, la donna nutre – 23 Lucia Porzio della trattoria Cià Mammà a Napoli
- Dal cuore del Vesuvio alla tavola: la storia di Giannina Manfellotto
- Addio ad Arcangelo Zulli, il pizzaiolo che ha rivoluzionato la pizza in Abruzzo