Slow Wine 2013. I grandi bordolesi italiani

Pubblicato in: News dalle Aziende e dagli Enti

di Redazione Slow Wine

È inutile spiegare che il “taglio bordolese” è l’unione, consacrata dal territorio e dalla storia, dei vini provenienti dai principali vitigni coltivati tradizionalmente nella zona di Bordeaux, ovvero cabernet sauvignon, cabernet franc e merlot (oltre a petit verdot e carmenere): i bambini francesi lo imparano a scuola!

Quello che è meno noto è che anche in Italia si producono grandi versioni di questo famoso “taglio”, soprattutto laddove i vitigni bordolesi sono presenti da quasi un secolo (post epidemia fillossera). Se negli ultimi tempi vi è stata – sorretta anche da noi – una riscoperta e un’esaltazione delle tante varietà autoctone italiane non vanno certo banditi, ma al contrario giustamente esaltati, questi vini che sebbene provenienti da uve oramai considerate internazionali (o globali) portano dentro di se l’impronta del loro territorio di provenienza e lo stile personale delle aziende che li producono.

 

Dalle nostre degustazioni è uscito un quadro d’insieme dove sono evidenti alcune certezze “aziendali”, che con grande continuità propongono la loro personale declinazione dei vitigni bordolesi – Tenuta San Leonardo, Vistorta, Vigneto Due Santi, Podere il Carnasciale, Valgiano, Montevetrano e Agricola Punica – alle quali si aggiungono principalmente due territori di grande elezione (oltre al Trentino, al Collio e alla splendida enclave di Buttrio, nei Collio Orientali del Friuli): Bolgheri, già ampiamente famoso e premiato dalla storia, e i Colli Euganei, che invece sono meno conosciuti e blasonati ma ugualmente capaci di offrire con invidiabile costanza grandi interpretazioni dei vitigni bordolesi.

 

VINI SLOW

Trentino:

Rosso 2008 – Maso Furli

Quella di Marco Zanoni è una declinazione del taglio bordolese molto austera, tipica espressione del suo territorio: il vino è dritto, robusto, con un frutto ben maturo, di buona scorrevolezza e piacevolezza al palato.

 

Veneto:

Breganze Cabernet Vigneto Due Santi 2009 – Vigneto Due Santi

 

Un vino che è anche il “progetto di vita” dei cugini Adriano e Stefano Zonta. Figlio di una viticoltura attenta e sostenibile, è forse la migliore versione di sempre: ancora giovane, esprime già una beva raffinata e incisiva.

 

Friuli:

Friuli Grave Merlot Vistorta 2009 – Vistorta COF Merlot Vigna Dominin 2009 – Meroi Collio Rosso della Castellada 2001 – La Castellada Rosso Gravner Riserva 2000 – Gravner

 

Il Merlot Vistorta conferma il proprio stile elegante e tipicamente bordolese, misurato, sottile ma capace di impressionare a lungo il palato: il risultato di un progetto intelligente, ideato e portato avanti con lungimiranza e rigore da Brandino Brandolini d’Adda, proprietario dell’azienda. Anche il Merlot Vigna Dominin – per quanto di stile assai diverso da Vistorta – proviene da un sapiente lavoro di campagna, che ha portato Paolo Meroi a fare tesoro dei filari lasciati dal nonno nella vigna omonima: ampio al naso, con note balsamiche e di cuoio, ha un palato potente, sostanzioso, vellutato e di grande equilibrio. Il Rosso della Castellada entusiasma per il lento aprirsi dei suoi profumi, che si rivelano fini e ricchi di sentori terziari; il gusto è pieno, composto, appagante per la raffinata complessità degli oltre dieci anni di vita, con margini di ulteriore evoluzione. Infine un bordolese un po’ atipico, che Josko Gravner ha voluto mettere in commercio a 12 anni dalla vendemmia: un rosso profondo e avvolgente, che si apre al naso con un po’ di ritrosia ma poi “cresce” nel bicchiere con progressione inarrestabile e con un gusto che si fa via via più rotondo e complesso.

 

Toscana:

Bolgheri Sup. Podere Ritorti 2009 – I Luoghi

 

Unisce ai classici vitigni bordolesi un pizzico si syrah, con un affinamento più breve rispetto al primo vino dell’azienda, il Bolgheri Sup. Campo al Fico. Ha gusto fine e vellutato, un frutto mirabilmente espresso e ottimo equilibrio complessivo. Ha, infine (e non è cosa da poco), un prezzo molto conveniente.

 

GRANDI VINI

Trentino:

San Leonardo 2007 – Tenuta San Leonardo

 

Veneto:

 

Colli Euganei Cabernet Borgo delle Casette Ris. 2008 – Il Filò delle Vigne Colli Euganei Rosso Gemola 2007 – Vignalta Colli Euganei Rosso Villa Capodilista 2009 – La Montecchia
Toscana:

Bolgheri Sassicaia 2009 – Tenuta San Guido Bolgheri Sup. Castello di Bolgheri 2009 – Castello di Bolgheri Bolgheri Sup. Grattamacco 2009 – Grattamacco Caberlot 2009 – Podere il Carnasciale

Colline Lucchesi Tenuta di Valgiano 2009 – Tenuta di Valgiano

Magari 2010 – Ca’ Marcanda

 

Campania:

Montevetrano 2010 – Montevetrano

Sardegna:

Barrùa 2009 – Agricola Punica

Il San Leonardo è il solito capolavoro di finezza e misura, con la presenza del carmenere che amplia il quadro gusto-olfattivo proposto dai tre bordolesi. Proveniente da vecchie vigne, il Borgo delle Casette è un Cabernet complesso e di enormi potenzialità; più setoso e territoriale (con accattivanti sfumature iodate) il Gemola, storico blend di merlot e cabernet franc, mentre il Villa Capodilista -merlot, cabernet sauvignon, carmenere – è ricco di frutto, austero e grintoso, con uno spessore finissimo. Immensa versione di Sassicaia (cabernet sauvignon), una delle migliori di questo secolo e forse di sempre, mentre Castello di Bolgheri propone un complesso e intrigante primo vino, di grande equilibrio e succosità, unendo ai due cabernet un po’ di merlot e di petit verdot; l’aggiunta del sangiovese a cabernet sauvignon e merlot dona leggerezza e freschezza al Grattamacco, che ha frutto intenso e palato setoso. Angelo Gaja, in quel di Castagneto Carducci, propone un Magari (merlot, cabernet sauvignon e franc) di grande impatto, potente e supportato da un’acidità intensa e godibile. Inseriamo tra i bordolesi anche il Caberlot, frutto di questo incrocio ibrido naturale tra cabernet franc e merlot scoperto nei primi anni Sessanta: un vino di grande stoffa e spessore, elegante e profondo, inconfondibile al naso per la speziatura erbacea e balsamica. Dalle colline alle spalle del golfo di Salerno arriva una grandissima versione di Montevetrano, un bordolese reso atipico da Silvia Imparato per l’aggiunta dell’aglianico: ricco ma misurato, non opulento; possente ma mai pesante, anzi, scorrevole e succoso. Infine dal territorio di Santadi un altro bordolese “ritoccato”, data la presenza del carignano che aggiunge calore e profondità a cabernet sauvignon e merlot: un Grande Vino frutto della joint venture tra la Cantina di Santadi, grande interprete del carignano, e la Tenuta San Guido del marchese Incisa della Rocchetta, uno che di tagli bordolesi sembra intendersene!
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