Ad Atripalda con SSS Triple Stout di De Molen per l’ Ottavonano. Il passato di Londra è tutto qui!

Pubblicato in: Voglia di Birra
SSS Triple Stout di De Molen per L' Ottavonano.

di Andrea Docimo
C’era una volta uno storico della birra che, cerca qua, studia là, ad un certo punto elabora la ricetta di una Triple Stout risalente al 1914 e brassata originariamente dal birrificio londinese Whitbread. Metti, poi, che questo blogger, che di nome fa Ron Pattinson, decida di volerla riprodurre per vedere se effettivamente vi siano i margini per far rivivere le atmosfere della Londra di inizio XX secolo.
Ma non solo. Pattinson vuole ricreare anche una Porter (che poi sarà la Porter 1914), per evidenziare quali fossero le connotazioni delle birre inglesi prima della Prima Guerra Mondiale, dimostrare cosa distinguesse le Porter britanniche e le Stout e definirne meglio le caratteristiche.
Come fare?
Ron contatta Menno Olivier (mastro birraio del grande birrificio olandese De Molen) e gli fa:
“Menno caro, tengo un’idea “bellella assaje”: che ne dici se ci proviamo?”.
Adesso, non conosco direttamente il sig. Olivier, ma uno che ti brassa certi capolavori e ti inserisce il Kopi Luwak in una birra, avrà sicuramente qualche rotella fuori posto, ma il fatto suo lo sa.
E pure bene.
Così ci pensa, magari si fa una birretta.
Acconsente, il corteggiamento va a buon fine.
Così, in quella che (data la collocazione geografica ed il periodo dell’anno) suppongo sia stata una fredda e grigia mattina di inizio 2008, si incontrano a Bodegraven (Olanda), dove sorge il birrificio.
Ed iniziano a brassare.
Entrambe le birre vengono prodotte in tiratura limitatissima, figurarsi che soltanto 12 bottiglie (6 di SSS Triple Stout e 6 di Porter 1914) riescono ad entrare in possesso dello stesso Pattinson.
Per quanto concerne la SSS Triple Stout, viene adoperato il solo luppolo Kent Golding (delicato e dall’aroma floreale e speziato), restituendo una Imperial Stout da 9.99% ABV con un bel quid di amarezza (84.5 IBU) e dagli inequivocabili rimandi storici.
Ma veniamo al punto focale, ovvero l’edizione “remastered” che è possibile provare ed acquistare presso L’Ottavonano di Atripalda.
Nel 2010, Gianluca Polini (publican del locale) ebbe l’opportunità (tramite un intermediario) di farsi fare una cotta dal birrificio olandese: non ci pensò su due volte, diede l’assenso, e si vide recapitare al pub 624 bottiglie di SSS, con un ABV maggiore (10.12% ABV) di quello originale.

Ed è così che, qualche mese fa, sono riuscito ad entrare in possesso di una di queste bottiglie (la 487 per la precisione), Vintage 2010, il cui contenuto mi accingo descrivere.

L’aspetto della SSS Triple Stout sembra già evocare da vicino quella che doveva essere essere l’atmosfera della Londra di inizio XX secolo.
All’esame visivo, difatti, si presenta con un corpo tendente al nero pece con riflessi bruniti ed una schiuma color cappuccino a maglie strette e mediamente persistente.

Connotazione olfattiva per nulla invasiva ma, anzi, un po’ piatta: caffè, cacao, frutti rossi e toffee.
Al palato, questa sorta di “piattezza” è meno accentuata, ma presente; tuttavia, contribuisce a non appesantire una birra la cui gradazione avrebbe lasciato presagire consistenze quasi oleose.
Anche qui tornano il toffee ed il caffè torrefatto, accompagnati dal cioccolato fondente e qualche accenno di vaniglia.
Chiude secca.
Insomma, una birra grezza, spigolosa e poco armonica, ma nonostante ciò piacevole.
Un patrimonio, nonché una splendida testimonianza dei gusti del popolo londinese ad inizio Novecento.


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