di Fabrizio Scarpato
Albarola è un bel nome. Fa pensare a un’isola, magari a una spiaggia, forse una barca, un gozzo di legno, colorato a strisce. Albarola ricorda il mare, insomma. In fondo, dalle colline che affacciano sulla valle del Magra, il mare si vede, si sente. Le radici delle vigne affondano spesso in terreni innervati di sedimenti marini. Il mare e la campagna, il blu e il verde: i colori della Liguria. Anche il vino nel bicchiere riflette bagliori verdi, e verdi sono i profumi di erbe aromatiche, il timo, il rosmarino, i pergolati di fiori bianchi e gli alberi di limoni. Una campagna che esce timida, poco a poco, ma rassicurante, quella delle tovaglie a quadri, dei tavolacci di legno, delle partite a bocce in estate. E il sorso va dritto, tagliente di sapidità, lungo di agrumi. Diresti di una beva veloce, se non fosse per quel finale più morbido, per quel rimbalzo in fondo bocca che sa di cedro, di menta e mela golden, che allarga la soddisfazione e testimonia un’identità, senza veli di amaro. Come un saluto discreto, come un cenno timido di abbraccio. Liguriàmoci.
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