di Fabrizio Scarpato
Va senza dire che siamo in Liguria: ceci, seppie e biete, cotte al punto, il pescato comprimario dell’orto, quel tanto di scabeccio e ruvido che non può mancare, non fosse altro per non apparire troppo gentili. Ma qui c’è lo scarto laterale e impertinente della liquirizia, afrori coloniali che alla fine profumano di storia, di repubbliche marinare e contaminazioni, fruscìo di sete e odore di spezie. E così il profilo del promontorio di Portofino, là di fronte, sembra la Rocca di Gibilterra, che il viaggiatore sedentario intravede all’orizzonte mentre, seduto al tavolo di un bar di Tangeri, sorseggia lento una tazza di Morocco Mint, fantasticando alle porte del Mediterraneo.
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