di Fabrizio Scarpato
Sembra che la Valle Isarco sappia riservare sorprese: il fondovalle buio e stretto, attraversato dall’autostrada, non lascia immaginare che là sotto fioriscano paesi incantevoli come Chiusa, tantomeno che al di sopra di una costa in un primo momento rocciosa si possano spalancare ampi spazi vitati magicamente esposti al sole. Contrasti: oscurità e luce, potenza e levità, roccia e fiori. Così sotto il tappo di cristallo lampeggia un vino verdeoro intenso al naso e potente al sorso, momenti e sensazioni attraversati prima da una vena sassosa e idrocarburica e poi da una bruciante, avvolgente nota alcolica. Eppure, nell’equilibrio connaturato brillano punture di erba appena falciata e languori esotici, sentori di pietra focaia e residui liquorosi di uva sultanina. Sorprendentemente buono, va senza dire
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