di Fabrizio Scarpato
Sciabolata morbida. Sciabolata tesa. Scomodo con piacere locuzioni proprie del lessico calcistico di Sandro Piccinini. Originali, almeno per il tempo, e comunque tessute di una certa eleganza, dote che, al contrario, col tempo è andata smarrita, se commisurata agli epigoni del noto commentatore sportivo. Ecco una certa classe attraversa tutto il giuoco di questo bicchiere giallo paglierino senza pentimenti, ma a ben sentire detto giuoco è fatto di improvvisi cambi di campo, di spiazzanti fendenti che riportano la palla e il palato altrove. Sciabolate appunto. Morbide, se si fa riferimento all’intensità agrumata del kumquat che giunge al naso, con pesca e fiori bianchi, fino alla netta, calda sensazione alcolica del sorso, cui fa ancora eco la bella freschezza delle susine e dei litchi . Tese, se invece ti lasci trasportare dalla nota balsamica e dalla sensazione di metallica asciuttezza che trapassa la bocca, tagliente e inesorabile, pur compensata da buona ampiezza e masticabilità al palato. Secco secchissimo. Dritto e puntuto, ma fine ed elegante. Tanto che vien facile pensare al profilo del borgo di San Gimignano, alle torri senza fronzoli, asciutte, eppure così affascinanti e uniche.
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