di Fabrizio Scarpato
C’è qualcosa di fantascientifico in questa bottiglia: lo zero che ricorda l’assenza di gravità, un dichiarato senso di purezza, l’infinito dello spazio profondo e il vitigno Solaris, una varietà resistente interspecifica. Esplorazioni intergalattiche, quindi, il razzo che sfida la forza di gravità, lo sballottamento violento, prima di quietarsi prossimi allo zero di tutto, la zeta ricompresa in un quadrato vitruviano a sottolineare un raggiunto equilibrio. Così una certa timidezza olfattiva sfocia via via in piccoli fiori di campo, in morsi di pera e nella rilassante dolcezza del sambuco. Ecco, di un Hugo ha tutte le sembianze, fin dal paglierino fluo del colore. Se non fosse per quella scudisciata citrina del primo sorso, non lontana sulle prime da una limonata, ma destinata a trasformarsi in note di agrumi più dolci e morbidi, e infine in un tè bianco che si libra leggero da zero a infinito. Matematico. Appunto.
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